Ecco a voi la storia di un lavoratore e percettore del Reddito di cittadinanza
Gino, nella mail inviata a Fanpage.it, si presenta non senza una vena d'amara ironia tutta partenopea che sembra davvero l'incipit di un libro. «Sono un addetto vendita, o per i "comuni" titolari e chi entra in negozio, il commesso. Potrebbe anche andare bene se non fosse per il fatto che avrei 40 anni d'età e 18 di esperienza, nonché fiumi di corsi di formazione sulla comunicazione mai riconosciuti. Ah sì, dimenticavo: sono di Napoli».
La storia di Gino è una delle tante che arrivano in queste settimane a Fanapage.it e raccontano fatica, scoramento e sogni infranti nel mondo del lavoro partenopeo, ma anche tanta paura per il futuro.
Perché non è vero che il Reddito di cittadinanza è appannaggio di «brutti, sporchi e cattivi», di parassiti che vogliono solo lucrare sulle spalle dello Stato, senza lavorare.
Basta leggere e rendersi conto. Gino è un percettore di Rdc. Molti non sanno che l'assegno è compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa da parte di uno o più componenti il nucleo familiare, fatto salvo il mantenimento dei requisiti previsti. L'importo è ovviamente calcolato secondo il reddito:
Per il mio titolare sono inquadrato per 5 ore giornaliere, ma esco la mattina alle 8 e rientro a casa alle 20:30 circa (salvo scioperi dei trasporti), e mi pagano in base 980 euro mensili (però mi mette gli straordinari eh!).
Raggiungo fisso 1.200 euro al mese. Gli orari sono dalle 10 alle 14 e dalle 16 alle 20 (5 ore!?), più due o tre domeniche al mese complete, ma pagate a parte e con il recupero in settimana, ogni tanto qualche ora in più, ma lo chiede per favore, e casomai, «per favore» vuoi portare »questi» all' altro negozio? Ok, va bene.
Ho anche le ferie, due settimane in inverno, da fine gennaio a fine marzo, «non più avanti che poi ricomincia il lavoro». Ed una il mese di agosto, la settimana di Ferragosto, a «Napoli ci sono i turisti, se ce li perdiamo dopo come paghiamo gli stipendi?».
Gino nella sua lunga mail al nostro giornale, riporta una conversazione-tipo col suo capo:
– «Scusi capo, domani mia figlia piccola, ha una gara di ginnastica, mi concede un paio d' ore?»
– «E che lasciamo i negozi chiusi per una gara di ginnastica di una bambina di 5/7 anni?»
La sua non è una storia di povertà estrema e proprio qui sta il punto: crescere due figli dignitosamente costa. E qualsiasi genitore punta a dare il meglio alla sua famiglia. È normale, è giusto, non può non essere così:
Percepisco il reddito di cittadinanza, ne farei volentieri a meno. ma a nessuno viene in mente di venire a controllare come faccio a pagare 550€ di affitto,50€ di condominio,200€ più o meno di bollette (ora ho vari bonus, ma finiranno,),50€ di palestra alla piccola e 40€ calcetto al più grande, ah sì, ho due figli, con le relative richieste …
Sono un "commesso" napoletano, capace, formato, amante del proprio lavoro e dei propri figli, ma al quale non spetta dare e ricevere soddisfazione.
Ringrazierei "il" (chella ce tene!) Presidente del Consiglio per il congedo parentale all' 80% e per l' abolizione dell'RdC, ma ora che mi levano l' integrazione, mi manda qualcuno a controllare come affronterò le mie spese?
Sa, c'è un mio "conoscente" che mi ha offerto 2/300 euro a settimana per fargli delle "consegne" dalle 22 a mezzanotte… sembra interessante, cosa faccio, accetto? Saluti da un percettore di reddito ancora onesto.
Dunque il discorso è molto più ampio: non c'è soltanto il sostegno al reddito per i non abbienti, c'è anche la legittima aspirazione ad un equo compenso e ad una vita familiare il più possibile "normale". Un tema che si preannuncia centrale anche nel 2023.