È morto Gaetano Di Vaio, l’attore e produttore era in condizioni disperate dopo un incidente in moto
È morto l'attore e produttore Gaetano Di Vaio, 56 anni, vittima di un incidente stradale nella notte di giovedì 16 maggio 2024 a Qualiano, sulla via Santa Maria a Cubito. L'uomo, per cause in corso di verifica da parte dei carabinieri, era rovinosamente sbattuto e caduto sull'asfalto, mentre era sul suo scooter, di ritorno da un matrimonio, causandosi lesioni gravissime.
Le condizioni dell'attore napoletano, peraltro anche autore, regista ma soprattutto produttore nella sua "Bronx Film" erano da subito apparse disperate ai medici che lo avevano soccorso all'ospedale San Giuliano di Giugliano. Di Vaio è stato per una settimana aggrappato alla vita e oggi, 22 maggio, purtroppo è arrivata la ferale notizia. A nulla sono valsi i tentativi medici di strapparlo alla morte. I funerali di Gaetano Di Vaio erano stati inizialmente fissati per venerdì 24 maggio a Napoli alle ore 21, nella chiesa di San Ferdinando, nota come "chiesa degli artisti" in piazza Trieste e Trento; sono stati successivamente spostati al 27 maggio alle ore 12 nella stessa chiesa.
Di Vaio, produttore e attore in Gomorra
Ai più Di Vaio è noto per le prime stagioni della serie televisiva di Sky "Gomorra", ispirata al bestseller di Roberto Saviano, in cui interpretava "Baroncino", fedelissimo del clan Savastano di Secondigliano. Ma la storia vera di Gaetano Di Vaio è stata ricca di vicende quasi incredibili. Davvero un romanzo degno della penna di Edward Bunker e lo si capisce anche dal libro biografico "Non mi avrete mai" scritto a quattro mani con il regista Guido Lombardi.
Di Vaio vive la prima parte della sua vita a Piscinola, tra povertà, tossicodipendenza, rapine e detenzione in riformatorio, comunità e carcere di Poggioreale. C'è addirittura, nelle teche Rai, un vecchio servizio giornalistico in cui si vede il giovane Di Vaio, all'epoca ex carcerato con dipendenza ma desideroso di un riscatto, che cerca di spiegare la sua situazione. Già lì si capiva che il piglio e le argomentazioni erano di un uomo desideroso di andare oltre la denuncia del suo personale status, ma di raccontare una intera generazione di disperazione.
Di Vaio, dal carcere alla produzione dei film per il cinema
All'uscita dalla galera, la nuova vita: raccontare la marginalità, i giovani, il dolore del "bronx napoletano", per citare lo scrittore Peppe Lanzetta. La decisione di ascoltare e osservare attraverso una telecamera: drammi e tragedie, quotidiano degrado, sogni e speranze dei vicoli, come nei due documentari "Largo Barracche" e "Il loro Natale", ambientati uno ai Quartieri Spagnoli, l'altro tra il carcere femminile di Pozzuoli e le case delle famiglie delle donne detenute. Di Vaio diventa imprenditore, coadiuva anche grandi produzioni per gestire le riprese in territori della periferia di Napoli: sa come muoversi, sa fare i casting, sa come trattare le persone.
Il salto di qualità è nella produzione col bel film "Là-bas – Educazione criminale" di Guido Lombardi, che parla dell'immigrazione nel contesto di Castel Volturno; la pellicola ottiene il Leone del futuro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2011 e Di Vaio è uno dei protagonisti del successo.
Coautore nel 2009 di "Napoli Napoli Napoli" girato dallo statunitense Abel Ferrara, torna a parlare della poliedrica città in cui è nato: il carcere femminile di Pozzuoli, i Quartieri Spagnoli, le Vele di Scampia, il Vesuvio. In questi anni Di Vaio era diventato punto di riferimento per molti giovani autori desiderosi di una guida e di un supporto e stava lavorando anche a tanti progetti. Choc nel mondo delle produzioni napoletane e non, alla notizia dell'incidente e oggi, ovviamente, comprensibile sconforto alla tragica notizia della prematura scomparsa.