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È morto Enzo Cacace, l’ex detenuto in carrozzina picchiato nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

Vincenzo Cacace è uno degli ex detenuti che ha raccontato di essere stato percosso all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020. Lui, all’epoca dei fatti detenuto in carrozzina, raccontò la sua verità a Fanpage.it. Oggi è morto a casa per cause naturali, circondato dalla sua famiglia. Aveva finito da più di un anno di scontare la sua pena.
A cura di Gaia Martignetti
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[Vincenzo Cacace durante l'intervista a Fanpage.it]
[Vincenzo Cacace durante l'intervista a Fanpage.it]

È morto Vincenzo Cacace, l'ex detenuto che quasi un anno fa raccontò di essere stato picchiato all'interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, durante quella che il Gip ha definito "un'orribile mattanza". Cacace dopo quei fatti, su cui ora si attende sia fatta luce per per chiarire con esattezza cosa sia avvenuto il 6 aprile 2020 all'interno del carcere sammaritano, era tornato a casa per fine pena.

Ed è in quella stessa casa che Cacace si è spento, dopo che per primo aveva avuto il coraggio di denunciare ai giornalisti, a volto scoperto, quanto sosteneva fosse avvenuto quando era detenuto. A dare notizia della sua morte è stato il Garante dei detenuti metropolitano di Napoli Pietro Ioia. Cacace sarebbe morto in seguito a un ictus.

Quasi un anno fa Cacace raccontò la sua verità, confermando, quello che mostravano le immagini di videosorveglianza del carcere. Lui che era confinato su una sedia a rotelle riceveva, secondo quanto mostrato dai video al centro delle indagini, manganellate dietro la testa.

«Io sono sulla sedia a rotelle, mi sono abbassato perché non ce la facevo più… (mi colpivano ndr.) in faccia, in fronte, dietro alla schiena, mi sono abbassato e martellavano. Siamo andati giù, raccontava Cacace un anno fa a Fanpage.it, loro per le scale io con l'ascensore. Anche nell'ascensore le percosse. Ci hanno rovinati, ci hanno portato sopra, salendo sopra ci hanno fatto il triplo. Un appuntato mi ha detto, Cacace non ti preoccupare perché si sono dimenticati le telecamere accese. Tutta la notte si sono messi, lasciavano uno e prendevano un altro. A me ci hanno messo mezz'ora a lasciarmi. Noi siamo diciamo malavitosi, abbiamo sbagliato nella vita, è giusto? Dobbiamo pagare, se sbagliamo, è giusto? Andiamo in carcere, la dobbiamo scontare la pena ma non con la vita, perché la vita è importante. Se andiamo in carcere, non siamo dei numeri di matricola siamo esseri umani».

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