È morta Lucia De Palma, vedova di Marcello Torre, il sindaco di Pagani ucciso dalla camorra
Si è spenta Lucia De Palma, la vedova di Marcello Torre, il sindaco di Pagani, nel Salernitano, ucciso dalla camorra l'11 dicembre del 1980. Dopo l'omicidio del marito, negli anni dell'egemonia della NCO di Raffaele Cutolo e della sanguinosa faida di camorra con la Nuova Famiglia, Lucia De Palma fondò l'Associazione Marcello Torre – insieme ad amici, famigliari e colleghi dell'ex sindaco – che si batte per la legalità.
Il ricordo di Sandro Ruotolo
Su Facebook, il senatore Sandro Ruotolo ha pubblicato una fotografia che ritrae Lucia De Palma insieme al marito e ha scritto: "Donna coraggiosa, una resistente. Non ho memoria di altre figure così importanti nella storia recente dell’antimafia del nostro Paese". E ancora: "Una donna forte di cui siamo orgogliosi. Si, oggi siamo profondamente addolorati. È stata per tutti noi un punto di riferimento, un faro perché ha saputo remare, da sola, controcorrente negli anni bui. L’unica consolazione è che Lucia ha seminato bene".
L'omicidio del sindaco Marcello Torre
Nato proprio a Pagani il 9 giugno del 1932, Marcello Torre si laurea in Giurisprudenza e diventa avvocato, ma sin da giovane sviluppa una passione per l'attivismo politico che lo porta ad entrare in Azione Cattolica, della quale diviene dirigente, e poi nella Democrazia Cristiana. Grande appassionato di calcio, tra gli anni Cinquanta e Sessanta scrive di cronaca sportiva, diventando anche presidente dalla Paganese Calcio 1926.
Il 7 agosto del 1980 Marcello Torre viene eletto sindaco di Pagani con una lista civica. Il 23 novembre dello stesso anno, Pagani viene interessata dal terribile terremoto che devasta l'Irpinia: da primo cittadino, Torre si oppone fermamente alle infiltrazioni della camorra negli appalti per la ricostruzione. L'11 dicembre, ancora del 1980, due sicari circondano l'auto in cui si trova Torre e la crivellano a colpi di lupara, uccidendo il sindaco. L'esecutore materiale del delitto viene considerato Francesco Petrosino, mentre il mandante il boss Raffaele Cutolo, che viene condannato all'ergastolo.