Droga nelle carceri, la denuncia dalla garante dei detenuti: “Familiari costretti a pagare i debiti”
Emanuela Belcuore è la garante dei detenuti della provincia di Caserta, e monitora gli istituti penitenziari del territorio di competenza. A Fanpage.it denuncia il business dello spaccio della droga in carcere. Fumo, erba, ma anche cocaina ed eroina, fatta entrare nei penitenziari, con evidenti complicità, per essere rivenduta a prezzo maggiorato fino a 10 volte. A gestire lo spaccio dietro le sbarre sarebbero direttamente i clan di camorra. I familiari dei detenuti, che a più riprese hanno denunciato alla garante il fenomeno, sono poi costretti a pagare i debiti di droga che i loro parenti contraggono con gli spacciatori. Una situazione esplosiva, che è già stata denunciata alle autorità competenti.
Il dramma dei debiti di droga in carcere: "Fino a 12mila euro"
La Belcuore sta monitorando il fenomeno da lungo tempo, come spiega a Fanpage.it. I primi a far entrare la droga nelle carcere sono i familiari dei detenuti, ma è evidente che il fenomeno per le proporzione che starebbe assumendo, potrebbe avere anche dei vettori interni:
A più riprese i familiari dei detenuti mi hanno segnalato lo spaccio di droga negli istituti penitenziari del casertano si tratta di diversi tipi di droga, non solo le droghe leggere. Si trovano in carcere ed evidentemente qualcuno la fa entrate perché la droga certo non si materializza. Molte donne nascondono i pezzi di droga nelle parti intime, poi una volta a colloquio passano la droga ai detenuti, questo è uno dei tipici modi in cui lo stupefacente entra in carcere
Una volta entrata la droga, come denuncia la garante dei detenuti di Caserta, il sistema di vendita sarebbe assimilabile a quello di una piazza di spaccio. Ma l'espansione del consumo, che avrebbe raggiunto livelli impressionanti dalle testimonianze raccolte dalla Belcuore, porterebbe i familiari ad indebitarsi verso i clan. Debiti di droga che arriverebbero a superare i 10 mila euro.
I clan si stanno dividendo le piazze di spaccio nelle carceri. Il prezzo è chiaramente maggiorato all'interno del carcere, i detenuti consumano e i familiari devono poi pagare. In molti mi hanno raccontato di essere costretti a fare bonifici su poste pay ricaricabili per pagare la droga che i familiari acquistano in carcere. Alcune persone mi hanno confessato che sono arrivate a 12-13 mila euro di debiti, che devono pagare per la droga consumata in carcere dai loro familiari, sono allo stremo e non ce la fanno più.
Lo spaccio dei psicofarmaci: "Vendono il Subtex e altri medicinali"
Ma non c'è solo lo spaccio di sostanze stupefacenti nelle testimonianze raccolte dalla garante dei detenuti di Caserta e provincia. La Belcuore ha spiegato che all'interno degli istituti penitenziari del territorio si starebbe diffondendo anche lo spaccio di psicofarmaci e tranquillanti. È un fenomeno che riguarda la somministrazione di particolari farmaci che viene fatta, come da norma, agli ex tossicodipendenti, che a loro volta però spaccerebbero di nascosto:
È lo spaccio del carrello della felicità, come lo chiamo io, si tratta di psicofarmaci o ansiolitici, come Subtex, ma anche altri medicinali, che vengono somministrati come da protocollo a ex tossicodipendenti o a chi è affetto da particolari patologie, anche momentanee. Questi detenuti invece di ingoiare le pillole le nascondono e poi le rivendono. La diffusione dello spaccio di psicofarmaci, insieme allo spaccio di droga, ci consegna uno spaccato della popolazione carceraria intorpidita, drogata e annebbiata, e su questo ci guadagnano i clan. Il problema è un problema di tutti, non solo dei detenuti e dei loro familiari.
La Garante: "Ho denunciato tutto alla magistratura"
Le carceri sono, in ogni aspetto, la definizione plastica dell'autorità dello Stato, con le storture che spesso possono generarsi, ed immaginare questi luoghi come covo di affari per i clan e diffusione di droghe sembrerebbe davvero incredibile. La Garante però ha denunciato tutto. Ma quali potrebbero essere le misure di contrasto possibili?
Innanzitutto aumentare la presenza dei cani antidroga nelle carceri perquisizioni più attente con la presenza delle unità cinofile aiuterebbero senza dubbio. Ma poi serve una legge nazionale che introduca i test anti droga a campione. In questo modo, individuando i consumatori si potrebbe svolgere ad un monitoraggio per accertare chi siano gli spacciatori.