Droga in carcere: tra gli arrestati Annamaria Vacchiano, testimone per omicidio di Marzia Capezzuti
Figura anche Annamaria Vacchiano tra i 56 destinatari delle misure cautelari eseguite stamattina dalla Polizia a Salerno, nell'ambito dell'inchiesta sul traffico di stupefacenti all'interno del carcere; la ragazza è la super testimone dell'indagine sulla morte di Marzia Capezzuti: grazie alla sua denuncia sono stati arrestati il fratellino 15enne, la madre e il compagno della donna, accusati di concorso in maltrattamenti e dell'omicidio della giovane milanese.
La 22enne è stata sottoposta agli arresti domiciliari con altre 8 persone (35 gli arrestati in carcere, per 7 l'obbligo di dimora nei comuni di residenza, per uno l'obbligo di dimora nel Salernitano e per uno l'interdizione per 12 mesi dall'esercizio della professione legale).
Chi è Annamaria Vacchiano, testimone del caso Capezzuti
Annamaria Vacchiano è la figlia di Barbara Vacchiano, finita in manette insieme al compagno, Damiano Noschese, e al figlio 15enne della coppia. La testimonianza della 22enne era stata fondamentale per la svolta alle indagini sul caso di Marzia Capezzuti: aveva raccontato della videochiamata su Instagram in cui il fratello aveva sostanzialmente confessato che la ragazza, di cui si erano perse le tracce da mesi, era stata uccisa.
I fatti che hanno portato all'arresto di oggi risalgono al 2020, sono quindi antecedenti alla vicenda di Marzia Capezzuti e riguardano il periodo in cui la Vacchiano era legata sentimentalmente a Vincenzo Lambiase, classe '95 (destinatario di misura in carcere), ritenuto uno degli spacciatori.
Secondo le ricostruzioni degli investigatori la 22enne, su indicazione del compagno, avrebbe introdotto panetti di hashish nel carcere di Fuorni, a Salerno, nascondendoli negli indumenti intimi e li avrebbe consegnati a Lambiase, che utilizzando lo stesso sistema li avrebbe quindi portati in cella. Inoltre Annamaria Vacchiano, così come altre donne del gruppo, avrebbe gestito le carte PostePay sulle quali venivano versati i soldi dei parenti dei detenuti che acquistavano la droga.
Droga nel carcere di Salerno, 56 misure cautelari
Le misure cautelari sono state eseguite oggi, 25 maggio, da personale della Squadra Mobile di Salerno e della Polizia Polizia Penitenziaria, su delega della Procura della Repubblica di Salerno, sulla base dell'ordinanza emessa dal gip di Salerno. Gli inquirenti hanno ricostruito il sistema di spaccio in carcere nel periodo tra il dicembre 2020 e l'ottobre 2022. Secondo l'ipotesi accusatoria il gruppo riusciva a far entrare non solo cocaina, hashish e marijuana, ma anche telefoni cellulari e altro materiale informatico, che veniva poi rivenduto tra i detenuti a prezzi molto più alti di quelli "di mercato".
Le consegne avvenivano utilizzando droni, durante i colloqui settimanali tra i detenuti e i loro familiari o anche tramite pacchi postali, in quest'ultimo caso nascondendo stupefacenti e microtelefoni in beni la cui introduzione era consentita.
Agli indagati risultano contestati, a vario titolo, i delitti di associazione a delinquere finalizzata alla cessione di sostanze stupefacenti, di associazione a delinquere finalizzata all’introduzione illecita in struttura carceraria di dispositivi idonei alla comunicazione di soggetti detenuti, nonché numerosi reati fine afferenti alle predette associazioni criminali.