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Dove si trova la tomba di Giacomo Leopardi e perché fu sepolto a Napoli

Giacomo Leopardi è morto nel 1837 per una indigestione a Napoli, dove si era trasferito con l’amico Antonio Ranieri. La sua tomba è nel Parco Vergiliano di Piedigrotta. Ma sul luogo di sepoltura c’è ancora mistero. Su Rai Uno la serie Tv “Leopardi – Il poeta dell’infinito”, diretta da Sergio Rubini.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Il poeta Giacomo Leopardi
Il poeta Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi è considerato uno dei più grandi poeti e intellettuali italiani di tutti i tempi, nonché uno dei maggiori esponenti del Romanticismo Ottocentesco europeo. Il poeta, autore di immensi capolavori come "L'infinito", era nato a Recanati, nelle Marche, il 29 giugno 1798, ma ha trascorso l'ultima parte della sua vita a Napoli, dove aveva accompagnato il grande amico Antonio Ranieri, e qui è morto il 14 giugno 1837, all'età di 38 anni. La sua tomba si trova a Napoli, ma il luogo di sepoltura è ancora avvolto nel mistero, tra chi sostiene che i suoi resti mortali siano custoditi presso il Parco Vergiliano di Piedigrotta – conosciuto anche come Parco della Tomba di Virgilio – e chi crede che, invece, siano nel Cimitero delle Fontanelle, nelle fosse comuni, essendo Leopardi deceduto durante un'epidemia di colera a Napoli.

Alla vita di Giacomo Leopardi è ispirata la serie Tv "Leopardi – Il poeta dell'infinito", diretta da Sergio Rubini, che andrà in onda martedì 7 e mercoledì 8 gennaio 2025, in prima serata su Rai Uno, coprodotta da Rai Fiction. Ad interpretare Leopardi ci sarà l'attore Leonardo Maltese, affiancato  nei panni del protagonista, accompagnato da Cristiano Caccamo, nelle vesti dell'amico Antonio Ranieri.

La tomba di Giacomo Leopardi si trova al Parco Vergiliano di Napoli

La tomba di Giacomo Leopardi nel Parco Vergiliano, che si trova in Salita della Grotta numero 20, nei pressi della Chiesa di Piedigrotta, a Napoli, ai piedi del costone di Posillipo. Il monumento funebre è composto da una grande ara, posizionata all'interno di una grotta di tufo giallo napoletano. All'ingresso è posta una lapide di marmo, che spiega come il sepolcro sia considerato un monumento nazionale. Il Parco è stato per molti anni di proprietà privata, prima di essere acquistato dallo Stato italiano, dopo l'Unità, ed è attualmente visitabile.

Perché Leopardi fu sepolto a Napoli e qual è il mistero che avvolge la sua sepoltura

Ma perché Leopardi è sepolto proprio qui. Sul luogo che ospita i resti mortali del poeta, filosofo, scrittore e filologo di Recanati c'è ancora mistero. Leopardi arrivò a Napoli nel 1833 e vi restò circa 4 anni, fino alla morte. Il poeta vi arrivò seguendo il caro amico Antonio Ranieri. Leopardi soffriva, infatti, di asma e aveva una salute cagionevole. Sperava col trasferimento di poter trovare giovamento nell'aria salubre partenopea. A Napoli, tuttavia, condusse una vita sregolata. Dormiva di giorno e restava sveglio di notte, consumando pasti sregolati. Nel 1836, a seguito dello scoppio del colera a Napoli, si trasferì con Ranieri e la sorella Paolina a Villa Ferrigni a Torre del Greco, dove rimase per l'estate, e qui compose "La ginestra", dedicata alla pianta del Vesuvio.

Nel febbraio 1837 tornò, quindi, a Napoli. Ma si ammalò, aggravandosi verso maggio. Il 14 giugno, nel giorno dell'onomastico di Antonio, fu colto da malore dovuto a indigestione, dopo aver mangiato un chilo e mezzo di confetti, bevuto cioccolata, consumato una minestra calda e poi preso una granita gelata. Morì la stessa sera, tra le 20 e le 21, secondo l'anagrafe, presso la sua abitazione in vico del Pero 2, nella zona di via Santa Teresa degli Scalzi (vicino all'attuale Museo Archeologico Nazionale di Napoli).

Le sue spoglie furono inumate inizialmente nella Chiesa di San Vitale (oggi la Chiesa del Buon Pastore, in via di Pozzuoli a Fuorigrotta, prima nella cripta, poi nell'atrio. Ma c'è chi dice che invece i resti siano finiti nelle fosse comuni del Cimitero delle Fontanelle, nella zona del Rione Sanità, dove finivano i resti dei morti durante il colera per motivi igienico-sanitari. Questa versione fu smentita all'epoca da Ranieri, che ha sempre sostenuto la prima tesi, ma è stata sostenuta più tardi dai familiari di Leopardi. Dopo vari tentativi falliti di portare i resti del poeta a Recanati o a Firenze, nella Basilica di Santa Croce, nel 1939, su volere di Benito Mussolini e richiesta dell'Accademia d'Italia, con regio decreto di Vittorio Emanuele III, che ne stabiliva l'identificazione, la salma di Leopardi fu riesumata e spostata al Parco Vergiliano a Piedigrotta, dove si trova attualmente. Vari tentativi di esame del Dna sui resti non si sono finora concretizzati.

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