Dopo il blitz al Parco Verde di Caivano i clan possono reagire in due modi agli arresti
Clan Gallo-Angelino disarticolato, così come era stato, qualche anno fa, per il cartello criminale Sautto-Ciccarelli. Il blitz dei carabinieri, l'ultimo in ordine di tempo di una serie di operazioni delle forze dell'ordine coordinate dalla Procura di Napoli, ha tagliato le gambe al sistema narcotraffico del Parco Verde di Caivano, bloccando un affare che, secondo le stime, valeva mezzo milione di euro al mese: una delle aree dello spaccio più fiorenti d'Italia.
Col clan smantellato, e col conseguente vuoto di potere, sono diversi gli scenari che si possono immaginare e sui quali gli investigatori tengono gli occhi puntati: una possibile delocalizzazione, ma anche la nascita di un nuovo gruppo, come era successo per i Gallo-Angelino dopo gli arresti nei Sautto-Ciccarelli, o l'infiltrazione di criminali da territori confinanti per sostituire i fornitori di droga e imporsi nel controllo.
Come funziona il sistema droga al Parco Verde di Caivano
Il blitz è scattato ieri mattina, 1 ottobre: custodia cautelare per 50 persone, tutte ritenute gravitanti nell'orbita dei Gallo-Angelino. Secondo la ricostruzione degli inquirenti il clan si era imposto come unico fornitore di sostanze stupefacenti, che faceva arrivare a chili grazie a contatti nel Nord Italia, dove acquistava dai fratelli calabresi Varacalli (Giuseppe Varacalli, anche lui destinatario, è l'ultimo ancora irreperibile), e in Calabria, dove i fornitori erano legati alla cosca Mancuso della ‘ndrangheta.
Oltre a rifornire i pusher del Parco Verde, i Gallo-Angelino avevano anche una propria piazza di spaccio e potevano contare su un laboratorio in cui veniva lavorata la cocaina. Secondo il collaboratore di giustizia Domenico Bervicato, Massimo Gallo movimentava 30 chili di cocaina al mese.
Le possibili reazioni dei clan di camorra dopo il blitz
Con vertici e gregari di entrambi i clan in carcere, il sistema droga non si può "riciclare" come era già successo negli anni scorsi al Parco Verde, quando l'arresto di un boss significava il "passaggio di consegne" all'altro. Difficile pensare, però, che il sistema droga si possa fermare da un giorno all'altro: un affare che vale mezzo milione di euro al mese significa guadagni enormi per chi lo manovra, ma anche un indotto corposo fatto di chi nasconde gli stupefacenti, chi li trasporta, fino a chi li vende per strada o fa da sentinella. Una economia della cocaina, insomma.
L'ipotesi al momento più probabile, riguardo l'immediato futuro, è quella di una sorta di delocalizzazione: con la pressione delle forze dell'ordine ancora a livelli molto alti, è facile immaginare che la priorità sia spostare gli stupefacenti non ancora sequestrati e tentare di venderli altrove. Il che presuppone accordi con altre consorterie criminali: precedenti inchieste hanno dimostrato che i Sautto-Ciccarelli avevano collegamenti con gli Amato-Pagano e con il clan Silenzio di San Giovanni a Teduccio ed è possibile che i Gallo-Angelino, dopo aver preso il controllo del Parco Verde, abbiamo comunque tenuto in piedi una simile rete di contatti.
Abbandonare per sempre il Parco Verde, però, significherebbe dire addio al "fortino", dove gli accessi sono facilmente controllabili e ci sono mille vie di fuga in caso di improvviso arrivo delle forze dell'ordine. Oltre a dover dirottare tutti i clienti che, negli anni, si sono fidelizzati al "brand". Escludendo una riorganizzazione in tempi brevi dei Gallo-Angelino, o un ritorno dei Sautto-Ciccarelli, anche questi decimati da arresti e anni di carcere, il vuoto di potere potrebbe dare spazio ad un nuovo gruppo criminale.
Lo scenario maggiormente verosimile, però, potrebbe essere quello di una infiltrazione da parte di gruppi criminali esterni: il complesso di case popolari potrebbe entrare nelle mire di clan della periferia Nord di Napoli, o anche del Casertano, che potrebbero tentare di imporsi come nuovo fornitore per le piazze di spaccio autonome.