Don Patriciello attacca Report: “Tagliate le mie risposte nel servizio su Caivano”. Ranucci: “Pronti a raccogliere correzioni”
Botta e risposta a mezzo social tra don Maurizio Patriciello, il sacerdote del Parco Verde di Caivano e Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report, il programma di inchieste di Raitre. L'argomento è un servizio di Report sul parco in provincia di Napoli, andato in onda pochi giorni fa, dal titolo "Prumesse mancate". Il servizio è incentrato sulle criticità dell'azione di governo nel parco del narcotraffico sulla cui rigenerazione urbana e umana Giorgia Meloni e il suo governo puntano molto, tanto da parlare di "modello Caivano". Scrive Patriciello – che sulla periferia a Nord di Napoli è ormai punto di riferimento della premier: « Caro Sigfrido Ranucci, permettimi di rivolgerti una domanda. Lo faccio con grande rispetto verso di te e verso gli italiani che seguono il tuo programma. A una persona – in questo caso il sottoscritto ma potrebbe essere chiunque- viene chiesto di rilasciare un’intervista su una questione delicatissima. Costui accetta per rendere un servizio. Cerca di essere esaustivo. Risponde a mille domande».
Il discorso del sacerdote continua: «Vengo tenuto, dal tuo inviato, impegnato per più di un'ora. Poi con il solito meccanismo del taglia- incolla, ai telespettatori, di quella intervista, vengono offerti al massimo due minuti. Ecco, ti sembra giusto? Non credi che chiunque, potrebbe, con questo sistema – e avendo a disposizione tanto materiale – fare dire a chiunque tutto e il contrario di tutto? Un grande abbraccio a te e al caro Luca (Luca Chianca, autore del pezzo ndr.). Il tempo, però, è prezioso per tutti. Anche per me».
La replica di Ranucci a Patriciello
A stretto giro arriva la replica di Ranucci: «Caro don Maurizio, da sempre ti ammiro e sono vicino all'impegno e la passione con cui segui le persone più fragili del mondo. Mi dispiace leggere le tue critiche per come è impostato un programma televisivo, è un pò come se avessimo noi di Report la presunzione di spiegarti come si fa messa. Mi spiace anche che tu sia stato costretto a mettere la faccia su domande alle quali avrebbe dovuto rispondere il Commissario di Governo Fabio Ciciliano, che invece ha preferito far esporre te. Premesso questo, un'intervista lunga serve a chi non conosce un contesto per farsi un'idea, poi a verificare e dare conto infine al pubblico delle criticità e delle risposte alle criticità».
La spiegazione, articolata, del giornalista d'inchiesta, continua: «Io non so cosa hai detto di importante nella intervista originale rilasciata a Luca Chianca. So però che Luca è una persona onesta e un bravissimo inviato che non fornirebbe mai una falsa rappresentazione della realtà. Chi invece preferisce non parlare non è perché, l'esperienza trentennale ci insegna, ha paura dei tagli, ma perché ha paura delle domande. So che Luca ti ha anche chiesto di dirci dove abbiamo detto il falso o dove sarebbe stato manipolato il tuo pensiero. Ma a questa domanda non c'è stata risposta. Del resto una persona più alta di noi come Giovanni Paolo II disse "se sbaglio mi corrigerete". Noi se abbiamo sbagliato siamo pronti ad accogliere le tue correzioni. Con grande e immutata stima».