Se non ci fossero stati i social network davvero è pensabile che il degrado e l’abbandono del centro sportivo Delphinia sarebbe stato risolto in così pochi mesi, restituendo alla comunità di Caivano e ai residenti del parco Verde un presidio fondamentale per contrastare la devianza e l’illegalità diffuse?
Anzi, prima di questa c’è un’altra domanda che vale la pena porci: se don Maurizio Patriciello non avesse avuto la possibilità offertagli dalle piattaforme di amplificare velocemente e con estrema autenticità il suo impegno, le parole e la sua missione, sia cristiana che civile, avrebbe mai potuto accendere i riflettori dei media nazionali e internazionali su Caivano?
La risposta, a entrambe le domande, è semplice: no, non ci sarebbe riuscito, nonostante i suoi sforzi e le sue capacità. Sarebbe stato impossibile, a lui come a qualunque altro al suo posto. Dappiù, i social gli hanno anche permesso di frantumare le barriere fisiche della geografica urbana consentendogli di passare dalla ristretta dimensione di prete di periferia a vero e proprio leader digitale. Dotato di credibilità e reputazione per incassare agevolmente audience e visibilità nazionali.
Del resto, nell’ultimo decennio la potenza selvaggia dei social è stata ampiamente descritta in lungo e in largo e abbiamo assistito alla capacità costruttiva o distruttiva delle piattaforme. Negli Stati Uniti, così come in Europa e in altri continenti e nazioni la iper condivisione dei contenuti e la polarizzazione che ne discende ha condizionato e inciso in modo evidente sui processi democratici, civili e sociali di comunità piccole e grandi.
E Caivano, dunque, è solo l’ennesimo episodio che testimonia quanto la rivoluzione digitale può determinare, nel bene o nel male, dei profondi mutamenti sociali, può rompere senza sforzi apparenti regole, barriere e consuetudini ritenuti inamovibili. A capo di ogni rivoluzione, fisica o digitale che sia, c’è sempre una guida, un leader o un pastore senza il quale diventa complicato incanalare le energie, scegliere le forme e le parole più utili a raccontare e far condividere la ribellione.
Al parco Verde, c’è – in verità c’era già da prima – don Maurizio Patriciello che in questi anni ha continuato a battersi contro la rassegnazione, la paura e la sfiducia della sua gente solo che adesso, grazie alla viralità delle piattaforme, può donare ai follower trasfusioni di massa di fiducia e consegnare ai cittadini una prova tangibile di un cambiamento auspicato, predicato, ma fino a oggi mai effettivamente realizzato. Così, le piattaforme hanno trasformato anche un prete di periferia, che De Luca ha erroneamente definito il «Pippo Baudo di Napoli nord» in un leader digitale portatore di virtù e di coraggio.
Il "Delphinia" può rappresentare il primo tassello di una rigenerazione più ampia anche grazie alla leadership digitale del parroco, che a volte ha incontrato uno strano ostracismo dai politici locali, De Luca in testa, proprio perché li ha anticipati e sconfitti sul terreno della credibilità e della visibilità.
Ecco, quanto accaduto a Caivano può diventare un modello in positivo per altre realtà, per le tante altre periferie meridionali strangolate dal degrado, dalla criminalità e dall’abbandono.
*L'autore è spin doctor ed esperto di comunicazione