Dolore, rabbia e nessuna fiducia nello Stato: cosa è successo dopo la sentenza per l’omicidio di Santo Romano

Sono arrivati alla spicciolata, a gruppetti di tre o quattro, quasi tutti con indosso una maglietta bianca con stampato il volto di un giovane. È quello di Santo Romano, siamo all'esterno del Tribunale dei Minori di Napoli, ed oggi è una giornata particolare. Intorno alle 12 i marciapiedi antistanti l'ingresso sono ormai pieni ed è necessario l'intervento della Polizia Locale per regolare traffico ed un continuo andirivieni da un lato all'altro della strada.
Nel primo pomeriggio si attende la sentenza del processo per l'omicidio di Santo Romano, ucciso da un diciassettenne nella notte tra l'1 e il 2 novembre 2024, a San Sebastiano al Vesuvio, dopo una lite che sarebbe scoppiata in piazza tra diversi gruppi di giovani. All'esterno del tribunale c'è tensione, ma anche speranza, tra i tanti amici e conoscenti accorsi per sostenere i familiari di Santo.
Ci sono la madre del 19enne, Filomena De Mare, la fidanzata Simona, zie, cugine e cugini, tutte e tutti uniti in una sola richiesta: vogliono e si aspettano giustizia. Il diritto penale è materia complessa e certi dolori, a volte, sembrano non ammettere sfumature, complessità e quell'intero sistema di pesi e contrappesi che caratterizza il nostro ordinamento giuridico. Certi dolori, a volte, sembrano non ammettere tutto quello che c'è tra il minimo ed il massimo di una pena. Ed è chiarissima questa cosa attraversando la folla di amici e parenti di Santo all'esterno del Tribunale: tutti, o quasi, vogliono il massimo della pena.

La situazione resta tranquilla finché non si diffonde la notizia che il pm avrebbe chiesto 17 anni di reclusione per l'imputato. Non è il massimo, ma non tutto è perduto. "Aspettiamo la decisione del giudice" – sottolinea subito Filomena De Mare appena uscita dall'aula. Era presente nel momento della richiesta e si è informata: sa che il giudice potrebbe andare oltre la richiesta del pubblico ministero.
Dopo un'ora di camera di consiglio arriva la sentenza: 18 anni e 8 mesi. Non è il massimo, non è quello che si aspettavano. Scoppia la rabbia. "La giustizia ha fallito di nuovo, è per questo che i giovani continuano a delinque e ad ammazzare", urla la madre di Santo appena uscita dall'aula nella quale ha ascoltato la lettura della sentenza. Antonio, il fratello di Santo, promette vendetta. Da quel momento in poi è tutto un crescendo di rabbia che andrà avanti per diversi minuti e a cui si aggiungeranno anche le madri di altre vittime.
A sostenere la famiglia Romano, infatti, sono arrivate anche la madre di Francesco Pio Maimone, Concetta Romano, e la madre di Simone Frascogna, Natascia Lipari. Simone fu ucciso nel 2020 con nove coltellate, a Casalnuovo, in provincia di Napoli. Francesco Pio, invece, fu colpito da un proiettile sul lungomare di Napoli nel 2023. In questa situazione a Concetta Napoletano non sembra più sufficiente nemmeno l'ergastolo a cui è stato condannato l'assassino del figlio. Natascia Lipari, invece, invoca il sistema giudiziario americano. Dolori ancora vivissimi, sicuramente non giudicabili, che deflagrano tutti insieme di fronte ad una condanna considerata "insufficiente". Per le motivazioni della sentenza bisognerà aspettare 70 giorni.