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Dolci alle famiglie e ladri presi a calci: la tecnica del clan per tenersi amici i residenti

Intercettati in carcere, i vertici del clan Vigilia di Soccavo discutono di comeevitare che la gente chiami la Polizia: dolci regalati e pulizia della strada.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Strade pulite, dolci regalati la domenica alle famiglie che non possono permetterselo, "calci in culo" ai ladri sorpresi a rubare nel quartiere. Sono alcuni dei sistemi che il clan Vigilia di Soccavo aveva previsto e adottava per raccogliere il favore dei residenti e per evitare che chiamassero la Polizia denunciando i loro movimenti. La circostanza emerge dall'ordinanza che ha portato in manette 4 persone, ritenute gravemente indiziate di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravato dal metodo mafioso.

Destinatari del provvedimento, emesso dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e notificato dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli, sono Luigi Testa, 34 anni, e Fabio Nardelli, 38 anni, entrambi finiti in carcere, e Francesco Florio, 77 anni, ed Emanuele Summa, per i quali sono stati disposti i domiciliari.

Il boss in carcere: "Basta furti a Soccavo"

In una intercettazione captata nel carcere di Frosinone, datata 1 ottobre 2016, parlano Alfredo Vigilia, detto ‘o Niro, indiscusso capoclan del gruppo di camorra, il nipote Lino Vigilia, reggente in quel periodo, e Francesco Florio, individuato dagli inquirenti come tutore del giovane boss. I tre discutono di alcuni episodi avvenuti nel quartiere e Alfredo Vigilia si sofferma sull'importanza del rispetto che gli affiliati devono tributare al nipote, essendo suo rappresentante. E aggiunge che, se qualcuno della famiglia dovesse sbagliare, dovrà essere picchiato. Rileva il gip nell'ordinanza:

Doveva essere imposto prima un rispetto esterno e poi uno tra intranei; in relazione a quest’ultimo, gli affiliati, anche se parenti, laddove non avessero rispettato il ruolo di Lino, avrebbero dovuto essere picchiati, ma non in pubblico, perché una tale azione implicava una tale perdita di rispetto, che al soggetto poi “non rimane che andare a lavorare”.

La discussione si sposta poi su alcuni furti e rapine che si erano verificati a Soccavo, zona sotto l'influenza criminale, appunto, dei Vigilia. E anche in questo caso il capoclan è netto: il clan non può imporre di non rubare, "perché non comandiamo noi la gente cosa vuole fare", però, se qualcuno degli affiliati vedesse un ladro all'opera, deve "prenderlo a calci in culo" e dirgli di andare in in altro quartiere. Un comportamento che serve anche a tutelare il gruppo criminale, spiega Vigilia, perché "all ’ultimo a tutto le guardie se lo prendono sempre con noi e poi è pure peccato, un quartiere così tranquillo".

I dolci alle famiglie bisognose del quartiere

Riguardo alla leadership, ‘o Niro spiega che l'unico a comandare del clan deve essere il nipote Lino, che deve anche occuparsi, in prima persona e senza l'intromissione di nessun altro, di dirimere le liti: "Stabilisci tu chi ha ragione e chi ha torto". Eventuali contrasti tra i familiari più stretti dovevano infine essere risolti in via privata, senza dare l'impressione all'esterno, affiliati compresi, di essere una famiglia divisa.

Successivamente, nel prosieguo della conversazione, il capoclan parla dei modi di comportarsi per evitare di inimicarsi i residenti e per evitare che chiamino la Polizia. Il concetto è quello ben noto del welfare della camorra: servizi ai cittadini, che in questo modo potrebbero tollerare, e anche di buon grado, la pesante infiltrazione criminale.

Il nipote risponde che lui e il suo gruppo cercano di mantenere pulita la zona e che un altro affiliato spesso, di domenica, compra dei vassoi di dolci e li fa recapitare alle famiglie del quartiere che non possono permetterselo.

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