“Disse che il figlio del boss era bisessuale”: spari nell’auto per punire commerciante

Il gestore di un distributore di benzina di Ponticelli, vittima di estorsione, avrebbe diffuso la voce secondo cui il figlio del boss sarebbe bisessuale. E il clan avrebbe deciso di punire quel comportamento, recepito come un insulto, facendo sparare nell'automobile dell'uomo. A raccontarlo è il collaboratore di giustizia Tommaso Schisa, nel ricostruire il giro di estorsioni che faceva capo al clan Minichini-Schisa, tra i colpiti del blitz anticamorra da una sessantina di arresti messo a segno nella notte scorsa da Carabinieri e Polizia di Stato nella periferia orientale di Napoli.
"Disse che il figlio del boss era bisessuale": punito commerciante
La vicenda risalirebbe al 2018. In quel periodo, racconta il pentito, l'uomo versava 1.500 euro mensili al clan come tangente, ma veniva ulteriormente taglieggiato dal boss che a lui si rivolgeva per ottenere beni o denaro al di fuori della quota. La vittima avrebbe quindi chiesto aiuto a Schisa, che avrebbe fatto da intermediario ottenendo che quelle richieste cessassero. Poi, però, l'uomo si sarebbe vantato pubblicamente di quel trattamento di favore e avrebbe detto in giro che Michele Minichini, alias Tiger, sarebbe bisessuale. Voce che arrivò all'orecchio del padre.
"Alfredo voleva soddisfazione – racconta Schisa – volli occuparmene personalmente per evitare che gli facessero male". Avrebbe incaricato un ragazzo dei Quartieri Spagnoli e un amico di quest'ultimo di spaventarlo. Avrebbe quindi organizzato una partita a carte in casa sua e al termine avrebbe avvisato i due ragazzi, che avrebbero quindi intercettato il commerciante mentre stava tornando a casa e avrebbero sparato nella sua automobile.