Disoccupato e con madre malata, rischia di non avere più acqua: “Non ho i soldi per pagare”
Vivere col rischio di non avere più acqua in casa a causa di un debito di 4.250 euro con la società che eroga il servizio, impossibile da estinguere in tempi brevi per chi vive di una pensione di reversibilità e del reddito di cittadinanza. È una storia di indigenza e disperazione quella che arriva da Portici, Comune della città metropolitana di Napoli, dove un uomo sta vivendo una situazione che non gli fa più chiudere occhio di notte e che ha raccontato a Fanpage.it
Vivere con 740 euro e con un debito di 4.250 euro
Tutto inizia circa 12 anni fa, quando l'uomo lascia Milano, dove faceva l'autista di camion, dopo circa 18 anni, per assistere la madre gravemente malata, ora 92enne: "All'epoca aveva manifestato problemi di demenza senile". Arrivato a Portici, però pensare di cercare un lavoro è impossibile. "Mia mamma – racconta l'uomo – è stata ricoverata per tre mesi all'ospedale San Gennaro dei Poveri a Napoli. Quindi all'inizio ho lavorato saltuariamente, poi le sue condizioni si sono aggravate e non ho potuto più lavorare". Oggi l'uomo va avanti con i 140 euro del reddito di cittadinanza e con 600 euro di pensione di reversibilità. "Poi c'è l'accompagnamento – spiega – che però non calcolo mai, perché abbiamo una signora che aiuta mia mamma".
I problemi nascono quando riceve "due conguagli da quasi 1.000 euro ciascuno nei due bimestri. Bollette da 280-350 euro per sole due persone". L'uomo racconta che, prima di questi due conguagli, ha pagato le bollette fino a quando ha potuto: "Poi parecchie non le ho potute pagare, perché mia mamma è finita all'ospedale e ci sono state le spese per i medicinali". L'uomo decide di recarsi alla società che gestisce il servizio a Portici e non solo, la Gori spa, dove ottiene delle rassicurazioni. "Mi dissero che era tutto apposto. Chiamai anche un idraulico, a mie spese, per vedere se ci fossero perdite, ma nulla". Lo scorso luglio, però, un dipendente della Gori pone un sigillo al contatore dell'uomo, senza però, erroneamente, staccare l'acqua. Dopo aver inviato, tramite un avvocato, una lettera alla società per segnalare la sua condizione di indigenza e non aver mai ottenuto alcuna risposta, il protagonista di questa vicenda si reca nuovamente alla sede della Gori, dove un dipendente gli espone l'unica soluzione possibile: "Mi disse che potevano rateizzare, ma che avrei dovuto dare il 30% in anticipo, circa 1.500 euro, soldi che io non ho, e rate di 100 euro al mese".
"Non dormo più, vivo nella paura"
L'uomo decide quindi di recarsi dai servizi sociali ai quali espone la condizione di indigenza in cui lui e sua madre, anziana e affetta da diverse patologie, vivono. "Ho esposto alla dottoressa la mia situazione e le ho presentato tutta la documentazione. Mi ha detto che avrebbe fatto una relazione alla Gori, esponendo la mia situazione di disagio". Tornato a casa, però, riceve una telefonata in cui viene informato che non si può fare nulla, perché "l'utenza è cessata".
"Sto vivendo nel terrore – racconta – ho l'ansia e non riesco a dormire". L'uomo teme che, da un momento all'altro, la Gori possano sottrargli il contatore dell'acqua: "Mia mamma senza non può stare". Il protagonista di questa vicenda si dice deluso dall'assenza delle istituzioni e dall'atteggiamento dei servizi sociali che non riesce a comprendere. "Sto facendo una lotta perché voglio pagare, ma non ho i soldi per poter dare quest'anticipo. Il Movimento 5 Stelle e i Verdi si stanno interessando e oggi hanno un appuntamento proprio con gli assistenti sociali, per capire perché non si può procedere".