Disastro Funivia Faito, si cerca il punto di rottura del cavo. L’unico superstite verso la ripresa

Proseguono le indagini sul disastro del Monte Faito: gli inquirenti, guidati dalla Procura di Torre Annunziata, hanno eseguito i sopralluoghi sul luogo del disastro dove sono morte quattro persone giovedì 17 aprile. Intanto, Thabet Suliman, l'unico superstite e fratello di una delle vittime, è in ripresa e nelle scorse ore ha ripreso a parlare: si attende ora di capire quando sarà in grado di raccontare agli inquirenti ciò che ricorda del tragico incidente di Giovedì Santo, costato la vita alla sorella Janan (25 anni), ai coniugi inglesi Graeme Derek (68 anni) ed Elaine Margaret Winn (58 anni), ed al macchinista Carmine Parlato (59 anni).
I sostituti procuratori Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio, accompagnati da poliziotti di Castellammare di Stabia e Squadra Mobile di Napoli, oltre che ai vigili del fuoco, si sono recati sul posto per nuove ispezioni. In particolare, gli inquirenti starebbero cercando il punto di rottura del cavo, ovvero la porzione della fune in acciaio che potrebbe essersi spezzata o sganciata, causando l'incidente. Non è escluso che possa aver urtato un pilone prima di precipitare nel vuoto. Si indaga anche sui freni d'emergenza: quello della cabina a valle, con a bordo 9 persone e il macchinista, si è regolarmente attivato, permettendo una facile evacuazione senza particolari problemi.
Intanto, all'Ospedale del Mare ha iniziato la fase di "ripresa" Thabet Suliman, 23 anni: il fratello di Janan, la 25enne arabo-israeliana rimasta uccisa nello schianto, avrebbe già ripreso a parlare con alcuni familiari arrivati dalla Bassa Galilea. Gli inquirenti attendono di capire quando sarà possibile interrogarlo per sentire la versione dell'unico superstite del disastro del Monte Faito, che potrebbe aiutare ulteriormente le indagini. Al momento restano indagate quattro persone, tutti dirigenti e dipendenti Eav, la società che gestisce l'impianto.