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Opinioni

Dieci attrazioni da vedere ad Avellino e dintorni

Sono tanti i luoghi che si possono visitare nella Verde Irpinia. Potrete scegliere tra passeggiate a contatto con la natura, percorsi nelle rovine dei castelli di epoca medievale o nei parchi archeologici.
A cura di Redazione Napoli
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La Verde Irpinia offre una serie di interessanti itinerari tra natura, arte, religione. Se volete allontanarvi dal caos cittadino potrete sempre decidere di rifugiarvi tra le accoglienti montagne irpine che vi stupiranno con le ricche offerte di svago tra oasi del WWF, le tante opere d'arte custodite nei santuari della provincia o fare delle passeggiate alla scoperta della storia tra i ruderi dei tanti castelli irpini o nel parchi archeologici.

Abbazia di Montevergine

Nell'Abbazia di Montevergine si venera la Madonna Nera, detta anche Mamma Schiavona. La prima costruzione risale al 1126, quando San Guglielmo cercò nel silenzio delle montagne un luogo solitario dopo potersi raccogliere in preghiera. Sin da subito però il suo carisma e la sua fama attrassero molti credenti che decisero di stabilirsi lì e dunque fu necessario erigere delle celle. Così nacque la prima comunità monastica, che a poco a poco scoprì una particolare devozione per la Madonna, grazie allo spirito ascetico mariano del santo. Nel tempo l'Abbazia di Montevergine si è rivelata uno dei luoghi di culto mariano più visitato del meridione.

La costruzione attuale è opera dell’architetto Florestano di Fausto, ebbe inizio nel 1952 e fu aperta al culto nel giorno dell’ascensione del 1961. L'Abbazia ha uno stile romanico e tre navate. Durante la visita non potrete trascurare di visitare la Cappella della Madonna dove è conservata la sacra icona di quella che i pellegrini venerano come Mamma Schiavona, con canti sacri popolari in dialetto irpino. Inoltre all'interno del complesso benedettino vi è una ricca esposizione di presepi provenienti da tutto il mondo, aperta al pubblico tutto l'anno. Essa è nota anche per aver custodito durante i difficili anni del secondo conflitto mondiale la Sacra Sindone, il sottile lenzuolo in lino, che avvolse il corpo di Cristo, scelta come luogo sicuro per mettere in salvo la reliquia più importante della cristianità.

Una delle tradizioni più conosciute e discusse legate all'Abbazia benedettina di Montevergine riguarda la juta dei femminielli al Santuario nel giorno della Candelora. É una tradizione che si fa risale al Medioevo, precisamente al 1256 quando si dice cha la Madonna abbia salvato due omosessuali incatenati sul Monte Partenio e condannati a morire di freddo o sbranati dai lupi. La visita al Santuario di Montevergine si può trasformare anche in un viaggio alla scoperta della lussureggiante natura paesaggistica della verde Irpinia, basta scegliere di lasciare la macchina a Mercogliano e salire sulla cima del Partenio con la funicolare. Sarà un affascinante viaggio di 7 minuti su quella che è considerata la funicolare più ripida d'Europa. Prima di mettervi in viaggio però e bene informarsi, la funicolare è aperta solo in alcuni periodi dell'anno. Una volta arrivati in cima, a completare la passeggiata troverete i tradizionali stand gastronomici con i prodotti tipici come castagne, nocciole, formaggi e torroni.

Oasi WWF di Conza della Campania

L'Oasi del Lago di Conza si estende per 800 ettari e si trova all'interno del comune di Conza della Campania. Nell’Oasi esiste un centro visite con un'ampia sala conferenze, un laboratorio didattico, un percorso natura, capanni di osservazione, un’aula verde per la didattica all’aperto e un’area attrezzata per godere del paesaggio offerto dalla natura composto da un bosco igrofilo, pascoli e ambienti steppici. A completare l'oasi patrimonio del WWF c'è anche la diga, i cui lavoro di costruzione sono avvenuti nel 1972. Nell'oasi potrete dedicarvi a lunghe passeggiate nel bosco costituito da varie specie tra cui il salice bianco e il pioppo italico. Il luogo presenta anche una ricchissima varietà di specie di fauna. Sono state censite 140 specie di uccelli, tra cui di particolare importanza risulta il falco pescatore Pandion haliaetos, il migratore regolare, la nitticora Nycticorax nycticorax.La fruizione dell’Oasi è possibile tutti i giorni e costituisce un interessante itinerario sia per le famiglie che per le scuole.

Museo della ceramica di Calitri

Se siete amanti della storia e dell'arte potrete decidere di visitare il Museo della ceramica di Calitri è stato istituito nel 2008 in uno dei suggestivi ambienti restaurati del Borgo Castello. L'esposizione comprende sezioni storiche e spazi dedicati alla didattica, per documentare la variegata produzione delle ceramiche locali e di quelle provenienti dell'Alta Valle dell'Ofanto. L'esposizione è da considerare come un lungo percorso dalla Fossakultur di Oliveto-Cairano all'età romana, dalla mezza maiolica medievale giunge alle maioliche rinascimentali, fino alle opere dell'epoca moderna e dell'arte contemporanea. Una specifica sezione del museo è dedicata alla produzione artigianale delle terrecotte impiegate nell'edilizia mentre un'altra alle ceramiche industriali che hanno ormai perso l'uso comune a causa dell'evoluzione della tecnologia dei materiali, a arricchire l'esposizione anche tanti oggetti ed exhibits che hanno caratterizzato la cultura del posto. La collezione si arricchisce costantemente e comprende: manufatti e reperti rinvenuti durante i complessi interventi di recupero e le correlate campagne di scavo curati dalla soprintendenza. Una parte consistente dei materiali esposti proviene da donazioni e prestiti effettuati da parte di associazioni culturali e di volontariato oltre che da privati cittadini.

Castello di Avella

La cittadina si trova nel bacino superiore del fiume Clanio, alle falde dei Monti di Avella. Nella zona sono stati effettuati numerosi ritrovamenti archeologici risalenti al periodo paleolitico superiore, al tardo neolitico e all’età del bronzo. Oltre che per il sito archeologico, la città di Avella è nota anche per il castello della città, conosciuto come "Castello di San Michele" eretto dai Longobardi nel VII secolo d.C. per il culto all'Arcangelo. La struttura della roccaforte costituisce una sintesi delle tecniche di costruzione tipiche del VII e il XIV secolo d.C in Campania. Edificato sulla sommità della collina, a destra del fiume Clanis, la fortezza godeva di una posizione strategica per il controllo del territorio circostante, resosi necessario soprattutto a partire dal IX secolo quando la sua posizione di confine lo espose a numerosi attacchi e scorrerie, come quella compiuta dai saraceni nell’883.

La sommità della collina è occupata dalle strutture della rocca, sovrastata da un’imponente torre cilindrica su base troncoconica saldata alle imponenti strutture del donjon, ossia un particolare tipo di torre difensiva. Le due cinte murarie si sviluppano a diversa altezza e cingono le pendici del colle. Internamente è possibile visitare la Torre che presenta tre locali, da cui vi si accedeva dal Palazzo feudale, attraverso un ingresso a livello del primo piano.

Castello Normanno di Ariano Irpino

Il castello sorge sulla sommità dell'omonimo colle, nella zone più alta e panoramica della città. Fu costruito in una pozione strategica e di difficile accesso, un vero e proprio crocevia tra il Sannio, l'Irpinia e le Puglie. Dalla sua posizione, la fortezza domina la valle dell'Ufita, quella del Miscano e del Cervaro. Come risulta dai documenti pervenuti fino ai giorni nostri, la sua funzione era soprattutto quella di sostenere un assedio in caso di attacco, in modo tale da arginare un'ipotetica invasione del regno.

La costruzione presenta ancora oggi dei tratti tipici delle strutture dell'architettura aragonese e può essere datata tra i secoli XI e XII. Ha una forma trapezoidale, con lati di dimensioni diverse e torri disposte sui quattro angoli. Gli assedi, il forte sisma dell'80 e l'incuria ne hanno accentuato il degrado e della costruzione originaria restano i Torrioni, parte della cinta muraria e poche altre parti dell'edificio. Durante la vostra passeggiata a Ariano Irpino potrete visitare anche le torrette, Torre delle Ciavole, la Torre Li Pizzi e la Torretta di Camporeale, che costituiscono delle fortificazione dell'età medievale e i due siti archeologici, quello della Starza e  l'Aequum Tuticum.

Abbazia del Goleto di Sant'Angelo dei Lombardi

Il complesso monastico cominciò a sorgere a partire dal 1133 per opera di Guglielmo da Vercelli. Oggi si può ammirare l'antico portale di accesso, sormontato da un arco a sesto acuto e da un piccolo rosone a sei luci. Sul fronte dell'arco un’iscrizione ricorda che la chiesa fu fatta costruire per volere di Marina II. All'interno invece si può visitare un ambiente a pianta quadrata con due navate, coperte da crociere ogivali, che poggiano su due colonne centrali e su dieci mezze colonne immerse nei muri perimetrali. Le basi ottagonali delle colonne e i capitelli decorati di foglie ricurve, su due ordini asimmetrici, presentano analogie con le opere scultoree commissionate da Federico II a Castel del Monte, in Puglia. All'esterno completano la struttura due piccole absidi sorrette da mensole e, lungo il cornicione del sottotetto, barbacani con teste di animali e motivi ornamentali. Inoltre, a impreziosire la struttura ci sono numerosi affreschi che raffiguranti le abbadesse Scolastica e Marina, e alcuni episodi della vita di San Guglielmo.

Monteverde

Per scappare dal frastuono cittadino, potrete decidere di trascorrere un pomeriggio nel bellissimo borgo di Monteverde, a contatto con la natura, immersi nel verde dell'Iprinia. Per la sua bellezza il paese è stato inserito, a partire dal 2015, tra i borghi più belli d'Italia. Inoltre, nel periodo estivo ha luogo un suggestivo spettacolo, detto il Grande Spettacolo dell'Acqua, che viene organizzato con cadenza annuale dal 2006. Lo spettacolo viene realizzato presso il lago artificiale di San Pietro, a pochi km dal centro del paese. Con le voci narranti di Elena Sofia Ricci e Leo Gullotta, ripercorre la vita di San Gerardo accompagnando la narrazione con balletti, giochi d'acqua e luci. Viene, poi, realizzato lo Spettacolo dell'Aria, una rappresentazione di teatro falconeri tenuta all'Arena dei Rapaci. Il ricavato degli spettacoli viene devoluto in beneficenza.

Resti del Castello Medievale a Rocca San Felice

Il castello è l’area fortificata che comprende tutta la zona pianeggiante della collina. Sono ancora ben identificabili le mura di cinta e l'ingresso, oltrepassato il quale si possono distinguere le abitazioni che un tempo ospitavano artigiani e soldati. Oltrepassando  questi locali si può accedere al giardino che ospitava la donjon, la torre cilindrica risalente al XXII secolo che incorpora precedenti strutture difensive. Molto caratteristica la torre ha un diametro di 10 metri e fu costruita con una tecnica di riempimento a sacco detta opus caementicium, entro cortine di conci calcarei di forma irregolari (opus incertum). La torre è strutturata su quattro piani. Sui resti del castello di Rocca San Felice si narra una leggenda secondo la quale nelle notti di plenilunio, si aggira il fantasma di Margherita d’Austria, vestita di bianco, che va cercando l’amato sposo e piangendo per la dura sorte toccata a lei, al marito e ai figli, privati del trono e relegati nella solitaria prigione.

La leggenda parte dal fatto storico che l’imperatore del Sacro Romano Impero Federico II era solito relegare i ribelli, quando non venivano trucidati, anche nelle lontane fortezze dell’Irpinia, e si credette probabile che la fortezza di Rocca fosse il luogo di relegazione di Enrico di Svevia, figlio dell'Imperatore, dal gennaio del 1236 all’aprile del 1242. Enrico si macchiò, agli occhi del padre Imperatore, della colpa di aver assecondato la ribellione dei feudatari tedeschi che chiedevano di diventare sovrani dei territori che amministravano, completamente indipendenti dalla sovranità dell’imperatore. A Enrico fu risparmiata la condanna a morte ma venne rinchiuso in prigione. La sua prigionia fu una peregrinazione tra le fortezze dell’Italia Meridionale, tra cui anche quella a Rocca San Felice. La moglie Margherita d’Austria seguiva tutti i suoi spostamenti con la speranza di vederlo e di fargli sentire. Si racconta che quando venne a conoscenza della morte del marito fu vista peregrinare attorno alle mura del castello in cerca di notizie del suo amato sposo. Oggi, nel periodo estivo, i ruderi del castello ospita delle manifestazioni dedicate alla musica popolare particolarmente apprezzate dai giovani che trascorrono così piacevolmente le serate estive.

Parco Archeologico di Aeclanum a Mirabella Eclano

Il Parco Archeologico si trova nella frazione di Passi di Mirabella, sulla Via Appia, la strada che collegava Roma a Brindisi. La nascita del centro di Aeclanum si deve alla tribù sannita degli Irpini, risalente alla fine del III secolo a.C. Nella prima metà del 1900 furono eseguiti i primi scavi archeologici che portarono alla luce i resti delle costruzioni del periodo imperiali: il macellum, le terme e alcune abitazioni. Il macellum, ossia il mercato coperto, era una costruzione a forma circolare con una vasca e una pavimentazione a mosaico. Le terme erano poste su un'altura e dai resti sono ancora riconoscibili gIl complesso termale, invece, è situato su una piccola altura e si caratterizza per la presenza di strutture conservate sino a notevole altezza; inoltre, sono chiaramente riconoscibili gli ambienti destinati a tepidarium, calidarium e frigidarium. Si può distinguere inoltre il centro della città che è attraversato da tre strade, dove sorgono numerose abitazioni, dove si può notare una domus di tipo pompeiano con peristilio sostenuto da colonne in laterizio, originariamente stuccate. Sono visibili anche altri ambienti, forse di rappresentanza.

Castello di Cervinara

I resti del Castello si trovano alle falde del Monte Pizzone. I Cervinaresi lo appellanno In posizione di dominio del sottostante abitato, alle falde del Monte Pizzone, si trovano i ruderi del Castello di O' Castellone. La costruzione probabilmente è stata edificata in epoca longobarda, in risposta al saccheggio delle milizie di Ruggiero II il Normanno, Re di Sicilia, tra il 1128 ed il 1139, durante la lotta contro Rainulfo Butterico, suo cognato, Conte di Avellino, che aveva ricevuto il feudo quale dote apportatagli dalla moglie Matilde de Hoteville, sorella di Ruggiero. Tale vicenda spiega come all'originaria struttura nel corso dei secoli, se ne siano sovrapposte altre, edificate dai successivi invasori. I Normanni, infatti, ricostruirono ed ingrandirono il Castello, così come fecero anche Svevi. Con il passare del tempo, da struttura difensiva, il Castello divenne residenza dei feudatari. Altri interventi si effettuarono in epoca angioina, quando Carlo d’Angiò, nel 1279, fece dono del Castello a Isabella de Chauville. Sul Castello di Cervinara si narrano numerose leggende tra le quali quella delle urla di dolore che si udirebbero durante le notti, attribuite ad una nobildonna adultera perita nella sua cella per colpa del fuoco appiccato al Castello dagli invasori, oppure quella secondo cui nei sotterranei del Castello vivrebbe una gallina d'oro o dalle uova d'oro con i suoi sette pulcini. Infine, e qui siamo al confine tra storia e leggenda, nella canna fumaria di un camino del mastio, in passato sarebbe stato trovato da alcuni visitatori uno scheletro di un bambino di pochi anni.

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