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Omicidio di Marzia Capezzuti

Delitto Marzia Capezzuti, storia di manipolazione e distruzione

Marzia Capezzuti, segregata e vessata nella casa degli orrori. Dietro la regia di Barbara Vacchiano, una personalità altamente manipolatoria e distruttiva.
A cura di Anna Vagli
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Marzia Capezzuti
Marzia Capezzuti
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Marzia Capezzuti, ventinove anni, è morta tra le mura domestiche di una famiglia che non era la sua. Vessata, segregata, circuita e torturata. Marchiata a fuoco, come un qualsiasi capo bestiame, da persone pressoché sconosciute che dicevano di volerle bene. Ma che, in realtà, l’avevano ridotta a un mero salvadanaio mensile. Per poi ucciderla ed occultarne il cadavere, sciolto nell’acido o dato in pasto ai maiali. Marzia, affetta da un ritardo mentale di lieve gravità, si era trasferita a Pontecagnano Faiano nel 2017 per vivere col fidanzato, Alessandro Vecchiano morto nel 2019.

Da quel momento in poi per Marzia sarebbe iniziato un ciclo di orrori senza fine. Un ciclo culminato con l’omicidio della giovane e concluso con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre familiari dell’ex compagno: Mariabarbara Vacchiano, Damiano Noschese ed il figlio quindicenne della coppia. Le accuse sono pesantissime: maltrattamenti, sequestro di persona, tortura ed omicidio.

 La regia degli orrori di Barbara Vacchiano

Barbara Vacchiano era diventata una vera e propria leader all’interno di un gruppo distruttivo, quello con al centro Marzia Capezzuti. Marzia veniva picchiata, seviziata, offesa, cancellata in ogni aspetto della sua personalità e dignità. Totalmente privata da Barbara della libertà di movimento, era stata del tutto allontanata dalla vita reale mediante la sottrazione anche del suo telefono cellulare.

Il compagno Damiano Noschese ed il figlio della coppia, anche lui gravato da ordinanza da parte del tribunale per i minorenni, si erano affiliati al culto degli orrori che la donna aveva iniziato a coltivare da anni. La Vacchiano, sorella dell’ex fidanzato di Marzia, che ha dimostrato di avere caratteristiche altamente manipolatorie e perverse, in tutta questa drammatica vicenda ha indubbiamente esercitato un controllo dominante su tutte le persone che le gravitavano attorno. Familiari compresi. Azionando una crudeltà spietata e reiterata contro un unico bersaglio, dando vita ad un ingranaggio degli orrori che funzionava alla perfezione perché ogni membro ricopriva un ruolo specifico.

Marzia Capezzuti
Marzia Capezzuti

Un vero e proprio branco quello di Pontecagnano, di cui Barbara – dagli elementi emersi non solo agli onori della cronaca, ma anche dall’ordinanza del Gip di Salerno – si era eretta a capo. Sperimentando peraltro una gratificazione psicopatologica e sadica nel vedere Marzia annichilirsi ed annientarsi giorno dopo giorno.  La giovane Capezzuti era quotidianamente bombardata da attacchi confusivi e destabilizzanti.

Perennemente picchiata con il corpo interamente coperto di lividi. Rispetto ai quali era stata persino istruita sulle risposte che doveva dare a chi se ne interessava. “Sono caduta”, avrebbe dovuto rispondere.

La donna non si accontentava, come se di per sé non fosse distruttivo e malevolo, di macchiarsi personalmente di abominevoli condotte violente su Marzia. Penso a quando, tra le tante, le ha fatto ingoiare una sigaretta accesa. La sua malvagità, se possibile, è stata molto di più. E si è spinta altrove. Come non si fa fatica ad evincere dal ritratto che ne hanno fatto i magistrati del Tribunale di Salerno.

Barbara era diventata una vera e propria regista degli orrori. Una donna che ha addestrato alla malvagità tutte le persone che gravitavano intorno a Marzia. Persone, come il compagno ed uno dei suoi figli, spinti ed invitati a eseguire a loro volta sevizie su quest’ultima. “Marzia non c’è più, le abbiamo buttato l’acido addosso”. Questa la frase agghiacciante pronunciata dal figlio minorenne, anche lui indagato, alla sorella Annamaria durante una videochiamata su Instagram.

La giovane donna di origini milanesi non esisteva più. Era inerme e totalmente soggiogata dal potere totalizzante ed assoluto che veniva esercitato su di lei.

Marzia Capezzuti prima della scomparsa
Marzia Capezzuti prima della scomparsa

L’isolamento che ha portato Marzia alla morte

A partire dall’estate 2021, come si legge molto chiaramente nel provvedimento del giudice, l’attività costrittiva era arrivata ad un punto di non ritorno.  Barbara aveva infatti obbligato Marzia a comunicare al padre Ciro di essersi fidanzata con un certo Peppe, della quale sarebbe rimasta anche incinta. Un uomo e circostanze totalmente inventate ed inesistenti, che però sarebbero servite per creare un nuovo conto corrente, dal quale sarebbe stato più semplice sottrarre la pensione percepita dalla giovane per il suo deficit cognitivo.

La cosa più agghiacciante è che la Vacchiano aveva ridotto quest’ultima in condizioni di servilismo e prostrazione tali da spingerla a inviare messaggi audio al padre. Messaggi nei quali confermava la relazione con un uomo mai esistito. E questo perché di lei non era rimasto più niente. La sua identità era andata completamente distrutta.

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L’isolamento definitivo dalla famiglia è arrivato a partire dal settembre 2021. Quando la Vacchiano aveva comunicato ai genitori di Marzia, Ciro e Laura, che questa si era trasferita con il fantomatico Peppe e che con lei aveva chiuso qualunque tipo di rapporto. Barbara si rifiutava persino di chiamarla per nome. Si rivolgeva a lei qualificandola “zoccola, puttana, cornuta”. La minacciava ripetutamente di farla internare e che se fosse scappata l’avrebbe data in pasto ai maiali. Come poi forse è successo davvero.

“Dove mi portate? È buio”. Queste le ultime parole pronunciate da Marzia prima di chiudere gli occhi per sempre.

Oggi intorno a lei si è strinta tutta la comunità di Montecorvino Pugliano, che ha inondato di fiori e ceri la zona antistante al casolare dove è stato ritrovato il suo corpo esanime.

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