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L'omicidio di Aldo Gioia ad Avellino

Delitto di Avellino, la mamma di Giovanni: “Lui manipolato dalla fidanzata, non era solo”

La madre di Giovanni Limata, reo confesso dell’omicidio del padre della fidanzata ad Avellino, ha ribadito la versione che il figlio aveva fornito ai poliziotti: era stato lui ad accoltellare Aldo Gioia, ma era stato manipolato da Elena, che aveva pianificato la morte anche della madre e della sorella. Il legale della famiglia sostiene che il ragazzo non fosse da solo nell’abitazione.
A cura di Nico Falco
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Elena Gioia e Giovanni Limata.
Elena Gioia e Giovanni Limata.
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Giovanni Limata, reo confesso dell'omicidio di Aldo Gioia, padre della fidanzata Elena Gioia, avrebbe agito come un burattino, completamente in balìa della ragazza, che avrebbe deciso e pianificato quel piano che si sarebbe dovuto concludere con lo sterminio dell'intera famiglia. Una versione già raccontata dal ragazzo, che aveva confessato ai poliziotti della Squadra Mobile di Avellino, e che viene ribadita dalla madre, Maria Crisci.

Quello che è successo prima dell'omicidio, seppur con ancora tanti interrogativi, è stato ricostruito prima dai poliziotti e successivamente dagli inquirenti. Il ragazzo sarebbe entrato nell'abitazione del centro di Avellino armato di un coltello da caccia e col proposito di uccidere il 53enne, la moglie e l'altra figlia. Elena gli avrebbe lasciato la porta aperta, allontanandosi per qualche minuto col pretesto di gettare la spazzatura. Le urla dell'uomo, accoltellato 14 volte, lo avrebbero però costretto a fuggire. Avrebbe quindi lasciato il giubbotto insanguinato sulle scale e si sarebbe fatto accompagnare a casa da un'amica e dalla madre di lei, ignare di tutto e già ascoltate in procura. Aldo Gioia era morto poco dopo, durante il trasporto in ospedale.

Elena aveva parlato inizialmente di una irruzione da parte di ladri, ma la verità era emersa ben presto. Giovanni era stato rintracciato nell'abitazione di famiglia, a Cervinara, in provincia di Avellino. Aveva confessato, e aveva indicato l'armadio dove aveva nascosto il coltello da caccia usato per l'omicidio. E aveva detto che a pianificare tutto era stata la giovanissima fidanzata. Il motivo sarebbe stato l'opposizione, da parte della famiglia di lei, alla loro relazione. L'avvocato della famiglia, Mario Villani, parla di vicenda ancora da definire, e si sofferma su un altro punto: quella sera del 23 aprile Giovanni non era solo, c'era qualcuno con lui.

Intervistata dal quotidiano Il Mattino, Maria Crisci ha spiegato che il figlio ha vissuto momenti difficili in passato, ha anche tentato il suicidio dopo una delusione d'amore, ma che ha "sempre reagito trovando la famiglia dalla sua parte a sostenerlo". Giovanni, ha ricostruito, quel pomeriggio era andato ad Avellino con l'autobus. "A tarda sera è tornato stanco, strano, accompagnato da qualcuno, ci ha detto. Poi sono arrivati i poliziotti e l'hanno preso". Il ragazzo, però, "era convinto di non avere ucciso nessuno". "io e mio marito stiamo soffrendo – ha concluso la donna – ma non era la nostra famiglia ad essere manchevole. Non è la nostra famiglia che non ha amore al suo interno".

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