Decapitato il clan del Parco Verde di Caivano, 50 arresti. Gratteri: “Cittadini, basta consenso alla camorra”
Parallela all'epopea criminale di Scampia, nel corso degli ultimi anni il nient'affatto onorevole marchio di «supermercato h24 dello spaccio» o peggio ancora «piazza di spaccio più grande d'Europa» era stata attribuita a Caivano, hinterland a Nord di Napoli e in particolare al Parco Verde, caseggiati di edilizia popolare diventati l'enclave delle peggiori vicende di cronaca nera degli ultimi anni: omicidi di camorra, regolamenti di conti, traffico di stupefacenti ad ogni ora del giorno e della notte, violenze sessuali su minori e addirittura morte di bambini. Il tutto in un quadro complessivo di degrado agghiacciante.
Un anno fa, l'attuale governo guidato da Giorgia Meloni, dopo l'ennesima, drammatica, vicenda di cronaca – la violenza sessuale contro delle ragazzine minorenni – avviò un piano sociale, di rigenerazione urbana e di inasprimento di indagini e controlli per scardinare il sistema camorristico al Parco Verde di Caivano. Uno dei risultati più rilevanti è arrivato oggi, ottobre 2024, a quasi un anno dall'inizio di questa attività: 49 persone in carcere e una ai domiciliari, individuate 25 piazze spaccio che fruttavano al clan Angelino-Gallo introiti stimati in 500mila euro al mese. Mezzo milione in cocaina, eroina, fumo, crack, marijuana ogni trenta giorni.
L'inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli e condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna a vario titolo contesta agli arrestati i reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione a fine di spaccio di droga. Il clan Angelino-Gallo si sarebbe occupato dell'approvvigionamento all'ingrosso di vari tipi di droga ed avrebbe fissato i tempi, i luoghi, le modalità di trasporto, custodia e vendita degli stupefacenti per il rifornimento, in via quasi esclusiva, delle singole piazze di spaccio di Caivano e del Parco Verde.
Le indagini hanno consentito di ricostruire il funzionamento di oltre 25 diverse piazze di spaccio, i cui capi sarebbero stati autorizzati a svolgere le proprie illecite attività con obbligo di rifornirsi dal sodalizio criminale, che avrebbe imposto i prezzi di ogni tipo di sostanza da commerciare. Presenti alla conferenza stampa anche il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno, il generale Enrico Scandone, il maggiore Andrea Coratza, comandante del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, il tenente colonnello Paolo Leoncini, comandante della gruppo di Castello di Cisterna.
Gratteri: "Basta relazionarsi con la camorra"
A parlare è il capo della Procura di Napoli, Nicola Gratteri: «In questo momento a Caivano c'è un clan decapitato e non conosciamo altri soggetti emergenti. Sta a noi continuare a stare su quel territorio e sta ai cittadini decidere se continuare a nutrire consenso alla camorra. Ora sta a tutti noi fare scelte di campo perché la camorra esiste solo se si interagisce con essa».
L'appello ai cittadini è smettere di "interagire" con la malavita organizzata: «Se si finisse di guardare la camorra, di relazionarsi, di salutarla, allora sarebbe l'inizio della fine. Fino a quando la gente comune si relaziona, finché se ti rubano una macchina invece di fare la denuncia ai carabinieri ti rivolgi al cavallo di ritorno, allora è un pozzo senza fondo e continueremo ancora negli anni».
Dice Paolo Leoncini, comandante del gruppo Carabinieri di Castello di Cisterna che con oggi sono stati arrestati i gestori di oltre 25 piazze di spaccio: «Caivano non si può più considerare la piazza di spaccio più grande d'Europa. Abbiamo operato in modo sistemico su Caivano e nel Parco Verde, ma è importante anche non concentrarsi solo in un'area. Bisogna fare attività di sistema e di contesto e garantire la copertura investigativa su tutto il territorio di competenza».