De Silva: “Il mio avvocato Malinconico ama Torre Annunziata, nessuna offesa. Ma la criminalità non va nascosta”
“Mi dispiace che il sindaco di Torre Annunziata si sia risentito per la puntata di Malinconico, ma trovo la polemica fuori luogo. Non c’è stata nessuna mancanza di rispetto nei confronti della città, né c’è stata intenzione di offenderla in alcun modo. Voglio rassicurare il primo cittadino che sono da sempre un sostenitore convinto di Torre Annunziata”.
A parlare a Fanpage.it è lo scrittore Diego De Silva, autore dell’avvocato più amato – e sfortunato – della Tv, Vincenzo Malinconico, interpretato magistralmente dall’attore Massimiliano Gallo nella serie di Rai Uno, diretta da Luca Miniero. Al sindaco di Torre Annunziata, Corrado Cuccurullo, eletto con una coalizione di centrosinistra, però, non è andato giù il riferimento alla sua città nell’ultima puntata. Il primo cittadino non ha gradito l’episodio nel quale uno dei personaggi, Venere per inciso, va a comprare una dose di droga proprio nel comune oplontino. Per questo, Cuccurullo ha scritto una lettera di protesta a Rai Fiction.
Ma a gettare acqua sul fuoco ci pensa direttamente De Silva, che Malinconico lo conosce bene, essendone l’inventore: “Si è trattato di un equivoco – spiega a Fanpage.it lo scrittore – voglio tranquillizzare tutti”.
Nessuna offesa a Torre Annunziata, insomma, nell’ultima puntata di Malinconico?
Assolutamente no. Non mi sento di scusarmi, perché non c'è stata mancanza di rispetto. Torre Annunziata non è nominata nella fiction come piazza di spaccio, ma semplicemente come un luogo in cui, nella fiction, era stata acquistata una dose di droga. Cosa che poteva succedere ovunque, anche a piazza Navona a Roma. E mi dispiace per la polemica che si è scatenata. Non c'era nessuna intenzione di colpevolizzare un territorio che a me piace moltissimo.
Conosce Torre Annunziata?
Molto bene. Sono un uomo del Sud, napoletano di nascita, salernitano di adozione. Proprio la settimana scorsa sono andato a Torre per presentare il mio ultimo libro "I titoli di coda di una vita insieme", presso la libreria Libertà. Non solo. Poco tempo prima ero stato ospite in una bellissima villa a Torre Annunziata, col trio Malinconico, col quale faccio reading con brani di musica jazz dal vivo. Sono terre che rispetto e amo profondamente. Mai mi sognerei di montare un pregiudizio di questo tipo.
Il sindaco, però, si è risentito?
A me dispiace. Ma, ripeto, non c'è alcun riferimento a Torre Annunziata che possa far associare antropologicamente la città ad una piazza di spaccio. Niente di più lontano da me o dal regista. Luca Miniero è napoletano. Massimiliano Gallo è napoletano. Tutto il gruppo di produzione è campano e napoletano. Mi sembrava opportuno fare questa precisazione, perché non voglio lasciare niente di non voluto o non detto.
Qual è il rapporto di Malinconico con Torre Annunziata?
Anche lui la apprezza. Al di là del personaggio. Massimiliano Gallo ha un rapporto talmente forte e familiare col pubblico, per cui la sola idea che un personaggio con cui oggi si identifica così fortemente possa mai pensare di poter offendere il pubblico di Torre Annunziata sarebbe una barzelletta. Io, come autore, mi ritengo molto fortunato ad aver trovato un attore così capace e giusto per il personaggio.
Napoli e la Campania stanno vivendo una grande stagione di turismo e di riscoperta culturale. C’è chi vorrebbe che gli scrittori, e gli artisti in generale, si concentrassero su questi nuovi fenomeni, piuttosto che parlare di cronaca nera o ancora di luoghi come Scampia, che stanno vivendo un profondo riscatto, in termini negativi. Che ne pensa?
Le due cose devono andare insieme. Non possiamo fingere e dimenticare che esistono la camorra e la criminalità. Sarebbe grave se chiudessimo gli occhi su questo. Ma bisogna guardare alle realtà di casa nostra, dove siamo nati e cresciuti e torniamo e lavoriamo con piacere, per le quali proviamo rispetto, amore e speranza. Io non ho mai pensato di dover guardare alle periferie con orrore e spavento. Anzi, più le guardi e più ti accorgi di quanta bellissima umanità esiste. Fa arrabbiare invece, a volte, il silenzio di certa politica sulle periferie. Non bisogna dimenticare il cancro che intossica ancora alcune zone d’Italia. Io vivo a Roma e non è che lì non ci sia la camorra.