
Nel corso delle ultime settimane anche i più affezionati cantori del ‘ciclo luigiano' – tra i pochi che non hanno già iniziato a riposizionarsi altrove – faticano a seguire la possente quantità di dichiarazioni, prese di posizioni, battute, iniziative, annunci, appelli che il sindaco pro tempore di Napoli Luigi De Magistris rilascia a partire della mattina sotto la doccia fino a sera quando si spengono le luci di casa per andare a dormire.
Chi ha una discreta consuetudine delle caratteristiche del soggetto sa che egli ama stare sotto un riflettore come un personaggio di Ettore Petrolini; mai avremmo immaginato però che durante il periodo più brutto del Covid in Campania la figura istituzionale – parliamo comunque del sindaco della terza città d'Italia – si trasformasse in un generatore automatico di dichiarazioni. Un presenzialismo mediatico pari solo a quello di certi virologi: se ne sono accorti anche ‘fuori Napoli' come testimonia un bell'articolo di Selvaggia Lucarelli.
L'oggetto delle sue attenzioni è l'universo-mondo. Ma c'è un personaggio che è sempre nelle sue frasi: è il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Quest'ultimo, dispettoso come Mr. Magoo, non gli concede spazio politico né mediatico: non lo cita mai, non gli risponde né formalmente né a mezzo stampa (fa parlare il suo vice Fulvio Bonavitacola). Da 10 anni De Luca e De Magistris non sono mai stati capaci di intavolare un qualsiasi progetto comune per Napoli.
La colpa però è anche e soprattutto del sindaco: il governatore (che ha tutte le inefficienze di governo e le storture caratteriali possibili) fa quello che ritiene corretto nell'ambito delle sue prerogative e del suo ruolo. Il sindaco avrebbe dovuto difendere il suo progetto di città col livello istituzionale superiore facendo una cosa che però non riesce proprio a fare: confrontandosi politicamente.
De Magistris è ormai alla fase finale del suo mandato (ha già ‘nominato' il suo erede, nella persona di Alessandra Clemente, candidata a sindaco nel 2021). Spazi col governo romano non ne ha: tra i governi Conte I e II, Gentiloni, Renzi, Letta, Monti e l'ultima fase di Berlusconi egli è in assoluto l'uomo politico napoletano che più ha ascoltato la Primavera di Vivaldi, ovvero la musichetta d'attesa quando si chiama ai ministeri. È troppo tardi per un piano Napoli, siamo fuori tempo massimo. Dunque perché continua a straparlare? Perché non butta il ‘carro per la scesa‘ come si suol dire? È chiaro: vuole continuare ad avere un ruolo politico in Campania e sa che può farlo solo in un modo: continuando a tenere alto il tiro e a spararle ogni giorno.
Serve qualche esempio?
«Mascherine all'aperto obbligatorie? Privo di buon senso l'obbligo di indossarle quando si è da soli, come previsto dall'ordinanza di De Luca. Se stasera voglio fare una passeggiata a piazza Municipio da solo o con mia moglie senza mascherina non posso farlo»;
«Non ho scaricato l'app Immuni perché non mi convince fino in fondo sul tema della privacy e dell'efficacia»;
«Se fossi stato il presidente della Regione avrei utilizzato in maniera diversa il fiume di denaro pubblico»;
«Di fronte al fallimento politico si fa l'operazione distrazione: ristoranti e pizzerie chiusi alle 23, il ragazzo fuori scuola che diventa l'untore e il responsabile dei guai del nostro Paese. È un'operazione ormai smascherata, per questo l'ho chiamata operazione Pulcinella»;
«Il Covid per De Luca è stato una fortuna politica e anche la gestione dei dati è stata fatta in maniera assolutamente poco trasparente»;
Lettera a De Luca: «Nel mio ruolo di sindaco di Napoli, rappresento – come è bene a Sua conoscenza – la massima autorità sanitaria della nostra Città ed, in tal senso ritengo necessario, urgente ed indispensabile che tutti i dati, sull'andamento del virus, mi siano comunicati costantemente ed in modo dettagliato»;
(il giorno dopo): «Si danno i numeri, che paiono a lotto. Freddi, non analizzati»;
«Io non uso lanciafiamme su giovani»;
«Lockdown in Campania? Questione di giorni»;
«Dopo Ognissanti temo ci sarà nuovo lockdown».
