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De Luca, oggi vertice in Regione. Manfredi spinge per Fico candidato ma sulla strada c’è anche Costa

La partita per scegliere il candidato del centrosinistra Elezioni Regionali in Campania non è meno complessa senza De Luca. Anzi.
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Sergio Costa, Vincenzo De Luca, Roberto Fico
Sergio Costa, Vincenzo De Luca, Roberto Fico

«Un rebus del genere non lo vedevo da vent'anni», dice un centrista napoletano che più moderato non si può. Stare ancora alla finestra o iniziare a scegliere, questo è il punto. C'è chi, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha fatto a brandelli la legge regionale campana e con essa il terzo mandato per Vincenzo De Luca, ha già disconosciuto «'o sceriffo», padre padrone per un decennio del centrosinistra regionale. E c'è chi, invece, attende.

Miracoli non se ne fanno: De Luca non si potrà ricandidare. Ma se il Jep Gambardella della politica nostrana non potrà vincere le elezioni avrà il potere di farle fallire, spiegano i suoi fedelissimi, secondo i quali la sfera d'influenza del due volte presidente della Regione non si esaurirà tanto facilmente.

Il venerdì è il giorno della diretta social del governatore e nemmeno stavolta egli ha mollato la presa: primo argomento proprio il tema ricandidatura. «Stiamo calmi» afferma non appena è online.

Vicienzo "Pol Pot" va per i 76, ha iniziato a far politica oltre mezzo secolo fa (nel 1975 nominato segretario provinciale del Partito Comunista Italiano a Salerno).
Significa che quando parla di politica non è come quando fa i video sui social: occorre leggere fra le righe e in profondità. L'invito alla calma assomiglia a quegli adesivi sul cruscotto di certi camionisti: «Il leone è ferito ma non è morto».

Quando dice: «La pronuncia della Consulta mi fa ritornare alla vita, il problema è che la Campania e Napoli non ritornino nella palude. Dovremo lavorare per evitare questo rischio», significa che accetterà sì la sentenza (del resto non ci sono altre possibilità) ma non rinuncerà a dire la sua sul candidato del centrosinistra. E pure sul futuro di Napoli, facendo capire che dei suoi strali dovrà preoccuparsi anche il sindaco Gaetano Manfredi che ormai egli considera politicamente avverso.

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Sabato 12, tra poche ore, ci sarà a Palazzo Santa Lucia il vertice dei capigruppo di maggioranza. Riunione-rebus. Che dirà De Luca ai fedelissimi è possibile immaginarlo, ma come si porrà con chi è ormai su un'altra strada? Il rifermento è al Partito Democratico che a livello nazionale già corre verso «il superamento del deluchismo», le parole sono di Sandro Ruotolo, europarlamentare fedelissimo di Elly Schlein. Di certo De Luca ha in mano il cronoprogramma delle priorità di fine consiliatura. Non ci sta a lasciare una Regione accusata di «disastro» in sanità e trasporti, anche se il tema è di attualità enorme, soprattutto per liste d'attesa di esami e accertamenti diagnostici nonché il sovraffollamento delle strutture ospedaliere.

Il primo tema politico è quello dell'area centrista: i portatori di voti nelle liste del presidente dove andranno? Che faranno?  De Luca pensa di avere la forza di rieleggere i più importanti in una lista col suo nome. E di trattare anche per il nome del candidato presidente.

Lo scenario è questo: alle Elezioni Regionali potremmo avere sia una lista dell'(ex) presidente ma anche una lista del sindaco di Napoli Manfredi, una civica progressista “drenante” in accordo col Pd che punti ad attrarre i moderati e a non far pesare troppo l'area del presidente uscente.

Ma la questione delle questioni è ovviamente il patto De Luca-Pd. L'orso venderà cara la pelle: vuole un programma in continuità. Ma che significa? Conservare parte dei suoi uomini nelle posizioni chiave. E orientare la scelta del candidato alle Regionali (lui chiede che non sia «un prodotto della politica politicante») verso il 5 Stelle Sergio Costa, ex ministro dell'Ambiente e attuale vicepresidente della Camera.

L'asse fra Manfredi e i Dem di Elly Schlein punta su Roberto Fico. Fondatore del Movimento Cinque Stelle all'epoca di Beppe Grillo, napoletano, Fico è da sempre gradito alla base pentastellata e per nulla sgradito a quella democratica, è giovane tutti hanno un buon ricordo di lui da presidente della Camera.  Manfredi lo spinge molto: l’altro ieri Fico è stato col sindaco e il dem Antonio Misiani a un appuntamento del Pd, promosso dal capogruppo comunale Gennaro Acampora, fra qualche giorno Manfredi e il pentastellato saranno con Nino Simeone, altro consigliere comunale di rilievo, ad un evento sui trasporti. Dall'altra parte, invece, Sergio Costa partecipa a convegni con deluchiani di ferro come Fulvio Bonavitacola e Lucia Fortini.

Lunedì calano su Napoli i due esponenti della segreteria Pd Igor Taruffi e Davide Baruffi, considerati i tessitori del campo largo. Vedremo cosa riusciranno a tessere. E intanto Matteo Renzi ha già fatto capire che la partita si gioca ad un tavolo con più sedie: «Io mi limito a segnalare che in Campania l'altra volta abbiamo fatto il 7,5% con il simbolo Italia Viva e stavolta faremo di più. Ho l'impressione che chi vuole vincere difficilmente può fare a meno di noi».

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