Don Maurizio Patriciello, prete del Parco Verde di Caivano, provincia di Napoli e Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania non si sono mai stati simpatici. Per molti anni il prete ha detto al politico di fare di più sulla Terra dei fuochi, che l'emergenza non era finita, che la situazione di Caivano era rimasta quella che è. De Luca ha lasciato parlare, ha anche incassato, finquando Caivano è rimasta roba locale, nonostante le decine di piazze di spaccio che ne facevano uno dei supermercati della droga italiani.
Tutto è cambiato da quando c'è stata la tragica notizia dello stupro delle minori al Parco Verde. Meloni ha come obiettivo politico quello di fare di Caivano un caso nazionale da portare in giro: rivoltare come un calzino una città infestata dal male strappandola ad un destino già scritto.
A Caivano sono arrivate forze dell'ordine, progetti di rigenerazione urbana, soldi, tanti soldi e tanti progetti. Tantissimi progetti (scuola dell'obbligo, università, impianti sportivi) tutti gestiti dal governo, bypassando gli enti locali, con un commissario scelto da Palazzo Chigi.
Qualcuno sarcasticamente ha già ribattezzato la cittadina di Caivano «la piccola Melonia».
Quando Patriciello ha esultato per gli interventi del governo Meloni, quando Patriciello si è accompagnato praticamente a tutti i ministri del centrodestra, la "botta" per quell'area progressista (anche del Pd) che lo aveva sostenuto negli anni è stata forte. Ma tutto sommato nessuno aveva detto niente pubblicamente.
Con la sinistra il don da tempo non aveva più rapporti. Coi movimenti dialogava al tempo delle lotte per la Terra dei Fuochi, parliamo del 2012, quando Patriciello andava nelle riunioni in prefettura denunciando incendi, rifiuti e tumori, quando, con Nadia Toffa delle "Iene" costruiva puntate dedicate ai roghi tossici e ai fusti di veleni interrati.
Il distacco qui si è consumato anche per le sue nette posizioni su aborto e bioetica, espresse attraverso i social o in articoli su giornali cattolici.
Arriviamo ad oggi: quando l'ex infermiere che prese i voti a trent'anni, dopo aver conosciuto un frate, va da Giorgia Meloni al convegno sul premierato tra Pupo, Iva Zanicchi e Claudia Gerini, in De Luca scatta qualcosa che gli fa classificare il sacerdote nella schiera dei soggetti politici avversi, dunque meritevoli di sarcasmo nello show del venerdì su Facebook. Dunque via alle battute: il prete diventa «un Pippo Baudo dell'area Nord con la frangetta».
De Luca dimentica che che il prete vive da anni sotto scorta per intimidazioni di camorra che – al netto di come la pensa – è un riferimento per tanta gente in un posto abbandonato dallo Stato. De Luca vede rosso (o nero?) e carica. Ma il toro stavolta è matato: il presidente della Regione Campania incassa una serie di attacchi dal centrodestra, dalla stessa Giorgia Meloni al cognato Francesco Lollobrigida al vicepremier Matteo Salvini fino al ministro e possibile futuro candidato regionale Gennaro Sangiuliano. Pure da Mara Carfagna che oggi è in Italia Viva con Renzi.
È costretto a uscire con due note stampa, De Luca, per arginare. L'ultima è situata. Il prete dice: «il problema della politica tra destra e sinistra non mi riguarda» ma verga una nota molto politica accusando De Luca di mettere a rischio la sua incolumità e tirando in ballo la segretaria del Pd Elly Schlein. Ed è allora che il governatore ribatte: «Don Patriciello non ha monopolio sulla lotta alla camorra. E abbia più ironia se si presenta su piano politica politicante».
Sullo sfondo di questo scontro di un caldo sabato di maggio c'è Caivano. Dove, al netto di promesse, progetti, programmi, commissari straordinari c'è ancora tutto da cambiare. E da dimostrare.