L'attacco di Aurelio De Laurentiis all'attuale sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, usando una metafora calcistica è stato come un calcio a freddo. Il presidente del Calcio Napoli, in una manciata secondi in diretta tv, ha sparato un' imbarazzante tiritera contro il primo cittadino («è juventino, vi rendete conto!») tentando la polemica sullo stadio di calcio, l'ex San Paolo oggi stadio "Diego Armando Maradona".
Dice Adl che lo vuole comprare ed entro un anno lo fa diventare «lo stadio più bello d'Italia». Il presidente del Napoli ha visto i movimenti del Comune, ovvero la vendita di parte del suo patrimonio immobiliare, operazione inserita nel "patto" per salvare le casse civiche dal crac finanziario, e vuole metter mano a ciò che da sempre gli fa gola: la proprietà del principale impianto sportivo della città.
La risposta di Manfredi è stata semplice: «Presenti un progetto e vediamo». Per la serie: niente soldi, non se ne parla nemmeno. Le Amministrazioni sono soggette al controllo della Corte dei Conti: se svende un immobile come lo stadio della terza città d'Italia, il sindaco che firma quell'atto è sicuro che lo ricorderà per tutta la vita.
Manfredi è in buona compagnia, poiché De Laurentiis ha attaccato tutti i sindaci di Napoli che si è trovato davanti negli anni. Egli si considera già il "padrone morale" dello stadio. Sostiene De Laurentiis che senza la sua squadra che lì ci vince un campionato e ci gioca le partite di Champions League quel catino di cemento anni Sessanta non serve a niente. In realtà non è così: le stagioni dei grandi concerti hanno dimostrato che l'impianto è attrattivo tanto quanto la città oggi strapiena di turisti.
Ma facciamo una breve cronistoria: anno 2007, Adl si scontra con Rosa Russo Iervolino. La sindaca puntava ad un nuovo impianto sportivo a Scampia, De Laurentiis non era d'accordo. E Rosetta sbottò: «De Laurentiis è contrario al nuovo impianto? Quando eleggerete De Laurentiis sindaco allora potrà decidere…». Alla fine lo stadio di Scampìa non si fece, ma non per i malumori del presidente: mancavano soldi e volontà politica.
Oltre un decennio dopo (2018) il capo del club oggi campione d'Italia comprò addirittura pagine sui giornali per attaccare l'allora sindaco Luigi De Magistris: «Lo stadio di Napoli, caso unico in Italia, da anni versa per esclusiva responsabilità del sindaco e dei suoi collaboratori in una situazione di umiliante degrado, creando alla società e alla città un enorme danno di immagine».
Aurelio De Laurentiis non è mai andato contro Vincenzo De Luca. Alle Elezioni Regionali 2010 il capo di Filmauro si "schierò" (solo teoricamente, visto che non vota in Campania) con l'avversario di don Vincenzo, Stefano Caldoro con la seguente motivazione: «De Luca non tifa Napoli». Poi ha evidentemente cambiato idea perché oggi i due vanno d'accordissimo. Si temono poiché entrambi taglienti e sarcastici e nel corso degli anni si sono trovati anche d'accordo su una certa visione del territorio. Se non fosse una cattiveria si potrebbe addirittura sostenere che oggi quando si parla della città e del suo futuro il presidente della giunta regionale vada più d'accordo con il capo della squadra di calcio che col sindaco.