De Laurentiis: “Il Comune di Napoli ci deve dare lo Stadio, se no me ne vado a Caserta”
"Il Comune ci deve dare lo stadio per 99 anni, se no me lo vado a costruire a Caserta. Sai come sarebbe felici i napoletani poi?". Non usa mezzi termini Aurelio De Laurentiis, il patron del Napoli Calcio, ospite di Fabio Fazio nell'ultima puntata di "Che tempo che fa" su RaiTre. De Laurentiis torna su una delle questioni "storiche" della sua gestione, ovvero quella dello Stadio Diego Armando Maradona. E non usa gira di parole: lo stadio, di proprietà del Comune di Napoli, "deve" passare a lui, che ne è l'affittuario (e solo per le gare calcistiche). Per tutti gli altri eventi (spettacoli, concerti, eccetera), l'organizzazione e la gestione è del Comune di Napoli, che ne è il proprietario fin dalla costruzione avvenuta negli Anni Cinquanta.
"Lo stadio deve diventare un luogo straordinario"
"Cambierà molto quando io questo stadio lo farò diventare veramente del Napoli", ha spiegato De Laurentiis a Fazio, sottolineando: "Il Comune ce lo darà per 99 anni, ce lo deve dare. Se no, io mollo quello stadio lì e me lo vado a costruire a Caserta. Pensa come sarebbero contenti i napoletani. Ci sarà questo stadio, ci spenderemo dentro centinaia di milioni, ci faremo dentro un museo straordinario dove uno potrà giocare perfino con Maradona", ha aggiunto ancora il patron del Napoli. Che ha poi rincarato la dose: "Lo stadio dovrebbe essere qualcosa che pulsa sette giorni su sette, non è che ci puoi fare solo una volta a settimana una partita. Nello stadio devi poter avere un museo, poter fare concerti, sposare le persone, fare le Prime Comunioni, perché no? Dev'essere un luogo straordinario". Resta da vedere cosa ne penserà, tuttavia, il Comune di Napoli che per ora non ha replicato alle affermazione del patron azzurro. Ma non è escluso che il tema dello stadio, caro anche a Manfredi che aveva parlato in tempi recenti di possibili lavori per l'aumento della capienza in vista della candidatura dell'Italia ad ospitare l'Europeo 2032, possa diventare il "tema caldo" dell'estate napoletana.
La scelta di Fuorigrotta negli Anni Cinquanta
A volere lo Stadio del Napoli a Fuorigrotta, all'epoca area periferica di Napoli ma con un processo di forte urbanizzazione già in corso, fu l'amministrazione comunale del tempo, che voleva sopperire alla distruzione dello Stadio Partenopeo, bombardato e raso al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale dagli anglo-americani nel 1942 e che si trovava nell'area nord-est di Napoli, dove oggi sorge il Rione Ascarelli (il cui nome deriva proprio da Giorgio Ascarelli, presidente del Napoli a cui area intitolato lo stadio). L'altro impianto, l'Arturo Collana del Vomero, era troppo piccolo per ospitare il Napoli, e si scelse così l'area di Fuorigrotta, dove venne costruito lo stadio attuale, inaugurato nel 1959 da Achille Lauro, nel doppio ruolo di sindaco di Napoli e presidente della squadra azzurra. Nonostante vari riammodernamenti (l'ultimo nel 2019, in occasione delle Universiadi), si è spesso parlato di una sua "privatizzazione", o meglio di un passaggio di consegne della gestione "esclusiva" alla società calcistica. Passaggio che finora è rimasto solo sulla carta.