D’Ambrosio, direttore sanitario dell’Umberto I di Nocera: “Serve prudenza, il Covid c’è ancora”
Torna a vivere con più serenità l'agro nocerino-sarnese, una delle zone più drammaticamente colpite dalla pandemia di Coronavirus, soprattutto nella seconda ondata. E con la chiusura del reparto Covid dell'ospedale Umberto I di Nocera, ora è tempo di trarre un sospiro di sollievo. Ma guai ad abbassare la guardia. "Serve continuare a vaccinarsi", ha spiegato in una intervista il Direttore Sanitario degli ospedali di Nocera Inferiore, Pagani e Scafati, il dottor Maurizio D'Ambrosio, che invita a non sottovalutare alcun rischio. "Solo così potremmo uscirne magari dopo l'estate".
Dottor D'Ambrosio, com'è la situazione nel territorio dei tre nosocomi da lei diretti?
Noi abbiamo ancora pazienti, ed altri ne continuano ad arrivare: ma la situazione non è più quella di qualche mese fa, quando fummo seriamente pressati per l'incidenza del contagio molto alta di quel periodo. Pensiamo che i vaccini stiano facendo effetto e che stiamo raggiungendo un'immunità estesa, con l'obiettivo di arrivare a quell'immunità di gregge che potrà aiutare ad un abbattimento di questa infezione. Abbattimento che non vorrà dire "scomparsa", ma una situazione più gestibile.
Con la chiusura del reparto Covid di Nocera, le attività ambulatoriali stanno tornando alla normalità: com'è la situazione all'interno degli ospedali dell'agro?
I dati della situazione ci permettono di rivedere la disponibilità dei posti letto per dare più spazio alle attività ordinarie che erano state un po' "sacrificate" nell'ultimo periodo. Abbiamo rimodulato i posti letti, garantendo presso l'ospedale di Scafati 4 posti di terapia intensiva, 14 posti di terapia sub-intensiva pneumologia, 19 posti malattie infettive (di cui 4 in intensiva), 11 posti reno per le dialisi di pazienti positivi a Covid e 4 posti nel pronto soccorso. Abbiamo mantenuto anche l'attività con anticorpi monoclonali, mantenendo sei posti. Anche ad Agropoli abbiamo mantenuto diversi posti, pronti per ogni evenienza.
Due parole anche sulla campagna vaccinale attualmente in corso..
Dobbiamo continuare ad essere prudenti e vaccinarci: i vaccini sono tutti efficaci, sono la nostra arma migliore contro il virus. Dobbiamo continuare su questa strada per cercare di uscirne fuori dopo il periodo estivo. Bisogna avere cautela, soprattutto alla luce di queste varianti che ogni tanto fanno capolino. Ora c'è questa variante Delta, detta variante indiana, che in Inghilterra vedo si sta diffondendo rapidamente.
Con l'arrivo dell'estate e l'allentamento delle restrizioni, le occasioni di "socialità" sono destinate ad aumentare. Lei ha qualche consiglio in particolare?
Sono per la linea della prudenza. Credo che dobbiamo, compatibile con la disponibilità dei vaccini, estendere la vaccinazione a tutte le fasce d'età. Bene è stato iniziare con i soggetti fragili e gli over-80, che sono le categoria che rischiano di più in caso di infezione e pagano un prezzo molto pesante. Abbiamo visto che durante la fase del contagio più alta, abbiamo visto che per ogni cinque over-80 che si infettava, uno non ce la faceva. Negli over-70, il rapporto era uno su dieci. Inoltre, questi pazienti sono quelli che hanno bisogno di più tempo per guarire: i pazienti giovani, se non hanno altri problemi, nel giro di trenta giorni guariscono e se sono ospedalizzati riescono a tornare a casa. I pazienti più anziani e fragili, invece, hanno bisogno di tempi più lunghi, con tutte le conseguenze che questo comporta anche per gli altri reparti d'ospedale.