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Da latitante a imprenditore di successo a Corfù: la nuova vita del 60enne tradito dalla passione per il Napoli

Vincenzo La Porta, latitante del clan Contini, si era costruito una nuova vita in Grecia; preso grazie a una foto dei festeggiamenti per lo scudetto del Napoli.
A cura di Nico Falco
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Cappellino, maglia scura, nella mano una sciarpa del Napoli mostrata come un trofeo. Eccolo qui, Vincenzo La Porta, ritenuto affiliato al clan Contini e con 14 anni di carcere da scontare, che compare in una foto scattata durante i festeggiamenti per lo scudetto degli azzurri: è sul balconcino di un famoso ristorante italiano di Corfù. Ed è stata proprio la sua passione a tradirlo dopo 11 anni di latitanza: i carabinieri lo hanno riconosciuto in quello scatto e lo hanno arrestato col supporto delle forze di polizia locali.

La Porta, 60 anni, è stato bloccato mentre era in scooter, è attualmente in carcere in attesa di estradizione. Secondo gli inquirenti avrebbe trascorso gran parte della latitanza in Grecia, dove si era di fatto costruito una nuova vita da imprenditore, anche nella ristorazione, e viveva con un secondo nucleo familiare. Ma, ritengono gli investigatori, è probabile che non avesse del tutto tagliato i ponti col passato, anzi: l'ipotesi è che, grazie alle coperture e ai soldi del clan legato all'Alleanza di Secondigliano, si fosse definitivamente stabilito a Corfù, dove gestiva diversi esercizi commerciali.

Pregiudicato per reati prevalentemente di natura economico-finanziaria, secondo gli inquirenti La Porta sarebbe stato un prezioso ingranaggio per il riciclaggio di denaro del clan Contini, insieme ad Ettore Bosti ed Enrico Kaiser, ai vertici del gruppo criminale con roccaforte del "Buvero", il Borgo Sant'Antonio Abate. Era sparito dalla circolazione nel 2012, raggiunto da una ordinanza di custodia cautelare arrivata dopo indagini economiche su diverse società nelle quali rivestiva cariche: era accusato, in concorso con altre persone, di avere emesso fatture per operazioni inesistenti, senza presentare la dichiarazione annuale relativa all'Iva e distruggendo le scritture contabili obbligatorie.

Nel corso della latitanza è stato condannato in contumacia, ritenuto promotore di una associazione per delinquere dedita alla sistematica evasione fiscale, alla frode fiscale e a truffe in danno di fornitori esteri (anche dalla Grecia, dove è risultato che il 60enne avesse notevoli introiti). L'uomo dovrà scontare 14 anni di reclusione, in esecuzione di un ordine di carcerazione della Procura Generale presso la Corte di Appello di Napoli.

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