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Incidente Funivia del Monte Faito

Crollo Funivia del Faito, la cabina era ancora agganciata al cavo quando è caduta: al via le perizie

La Procura ha nominato un pool di esperti per le indagini. Oggi la messa di ricordo delle 4 vittime celebrata dall’Arcivescovo Alfano.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Janan Suleiman, Graeme Derek Winn, Elaine Margaret Winn e Carmine Parlato. Le vittime della Funivia del Faito
Janan Suleiman, Graeme Derek Winn, Elaine Margaret Winn e Carmine Parlato. Le vittime della Funivia del Faito
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La cabina della Funivia del Faito precipitata era ancora agganciata al cavo quando è caduta. Si tratta di uno dei primi elementi all'attenzione della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che indaga sul crollo della cabina di monte avvenuto il giorno di Giovedì Santo, il 17 aprile scorso, quando il cavo d'acciaio della trainante si è spezzato, facendo precipitare nel vuoto la funivia con 5 persone a bordo. Nell'incidente sono morte 4 persone ed una è rimasta gravemente ferita.

Sotto la lente di ingrandimento dei pm, adesso, ci sono manutenzioni, freni e condizioni meteorologiche. Nei prossimi giorni è previsto il primo sopralluogo dei periti sull'impianto a fune che collega Castellammare di Stabia al Monte Faito, attualmente tutto sottoposto a sequestro. I tecnici saranno affiancati da Polizia e vigili del fuoco. La Procura ha infatti nominato un pool di consulenti esperti che dovranno caodiuvare nelle indagini per arrivare a individuare la causa del crollo. I pm Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio, insieme con l'aggiunto Giovanni Cilenti, ipotizzano i reati di disastro colposo e omicidio plurimo colposo, insieme alle lesioni colpose per il ferito.

I giudici dovranno cercare di capire cosa possa aver determinato la rottura del cavo di acciaio e per quale motivo i freni non sono entrati in azione, a differenza di quanto avvenuto per la cabina di valle, dove viaggiavano 9 persone, tutte tratte in salvo calandole con le funi. I freni avrebbero infatti dovuto impedire che la cabina potesse andare all'indietro. Secondo le prime ricostruzioni, la cabina di monte, infatti, dopo il guasto sarebbe scesa velocemente verso il basso, andando ad impattare contro un pilone e quindi precipitando tra gli alberi. Sempre nei prossimi giorni, si terranno gli esami autoptici sui corpi delle 4 vittime.

L'omelia del Vescovo per le vittime

Oggi, intanto, in occasione del Lunedì in Albis, l'Arcivescovo di Sorrento-Castellammare, Francesco Alfano, ha celebrato la messa in suffragio delle vittime della funivia a Pozzano, dove ogni Lunedì dell'Angelo si rinnovano preghiere e una supplica alla Madonna. Alla presenza del sindaco Luigi Vicinanza e del presidente del Consiglio comunale, Roberto Elefante, sono state ricordate le quattro persone morte e si è pregato per il sopravvissuto ancora grave in ospedale.

A perdere la vita nel tragico incidente del 17 aprile sono stati Janan Suleiman, farmacista araba di cittadinanza israeliana di 25 anni; Elaine Margaret Winn, 58enne britannica, suo marito Derek Winn, 65 anni, e il macchinista dell'Eav (l'ente gestore della funivia) di 59 anni Carmine Parlato di Vico Equense. In ospedale, ancora molto grave, c'è Thabet Suliman, 23 anni, fratello di Janan, studente di ingegneria.

"La morte – ha detto l'Arcivescovo Alfano – non ci tiene in suo potere, anche se le conseguenze di una tragedia, come quella che viviamo, ci spaventano. È così importante l'annuncio della Pasqua perché rende praticabile la speranza nei nostri giorni. La Pasqua è storia e fa i conti con la nostra di storia. Invochiamo Maria come madre di speranza, sarà lei ad orientarci. Le donne vanno al sepolcro al mattino di Pasqua, sono tenaci, coraggiose. Sono le prime anche ad avere l'incontro con il Risorto. Questa è la nostra Pasqua: nel momento della prova, rileggiamo la nostra storia con gli occhi di Dio, senza toglierne il peso, ma per trarne energia nuova. Sarà così anche per Castellammare? La fede non è una favola, dalla tragedia può nasce il bene, ne abbiamo le testimonianze". Il prelato ha poi voluto ricordare Papa Francesco, nel giorno della sua dipartita: "Papa Francesco ci ha insegnato ad amare le periferie esistenziali. Quante ne abbiamo in mezzo a noi di situazioni emergenziali? Quante sono le persone lasciate ai margini? Che testimonianza grande la sua è stata, fuori e dentro la Chiesa. Papa Francesco non si è fermato fino alla fine. È bellissimo".

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