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Crea un clan per vendicare la morte del figlio, dopo l’arresto incendiato il salone dei nipoti

Un salone da barbiere è stato incendiato a Castel Volturno (Caserta); è dei nipoti di Fucci, l’uomo che aveva armato un clan coi soldi dell’assicurazione per la morte del figlio.
A cura di Nico Falco
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Un incendio ha danneggiato la Barberia Picone di Pinetamare, frazione di Castel Volturno (Caserta) nella notte tra il 16 e il 17 febbraio. L'attività commerciale, situata in zona Fontana Bleu, è di proprietà dei nipoti di Antonio Fucci, il 44enne arrestato pochi giorni fa con l'accusa di avere creato un clan coi soldi dell'assicurazione per la morte del figlio in un incidente stradale; l'uomo sosteneva di voler scacciare i Casalesi da Castel Volturno ma, secondo gli inquirenti, il suo reale obiettivo era di sostituirsi a loro e gestire in autonomia il traffico di droga in zona.

L'incendio è scoppiato nella notte tra il 16 e il 17 febbraio, sul posto sono intervenuti la Polizia di Stato e i Vigili del Fuoco. Dai primi accertamenti sono emersi elementi che portano alla pista del rogo doloso: sarebbe stato versato del liquido infiammabile sull'ingresso. Si tratta del secondo incendio nel mese di febbraio; la notte del 7 febbraio era stato dato alle fiamme il Bar Vicky di Pinetamare. Le indagini sull'incendio sono in corso, ma appare verosimile che possa essersi trattato di una ritorsione o di un messaggio intimidatorio contro il gruppo guidato da Fucci.

Smantellato nuovo clan, voleva sostituirsi ai Casalesi

Secondo gli inquirenti, che pochi giorni fa hanno emesso una misura cautelare per 6 persone, Fucci aveva infatti armato un nuovo clan utilizzando i soldi di un risarcimento che gli era stato riconosciuto in seguito alla morte del figlio ventenne, deceduto in un incidente stradale che sarebbe stato causato da persone che avevano assunto stupefacenti.

Se però il 44enne dichiarava di voler scacciare gli spacciatori per vendicare la morte del figlio, per gli inquirenti aveva invece intenzione di imporsi sul traffico di stupefacenti sulla zona, come unico fornitore della droga da vendere o taglieggiando gli altri spacciatori che avevano fornitori diversi. Il suo gruppo criminale, che all'inizio sarebbe stato composto da napoletani e da immigrati africani arruolati di volta in volta, sarebbe stato responsabile di diverse azioni violente a Castel Volturno, compreso il "sequestro" di un intero rione, quando degli uomini armati bloccarono per circa mezz'ora tutte le vie di accesso controllando chi entrava e chi si allontanava.

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