Covid19, secondo detenuto morto a Napoli. Era ricoverato al Cardarelli da ottobre
Si chiama Mario Riccio il secondo detenuto morto di Covid – 19 a Napoli. Era ricoverato al Cardarelli da ottobre, dopo aver manifestato i primi sintomi quando si trovava nel carcere di Secondigliano, dove scontava una pena di 12 anni in primo grado per ‘Ndrangheta. L'uomo di 70 anni era affetto da diverse patologie e viveva costretto su una sedia a rotelle. "Il giudice, in attesa dell'appello gli aveva rifiutato gli arresti domiciliari causa malattia", racconta Samuele Ciambriello, Garante campano dei detenuti. Mario Riccio era originario della Calabria ed era in carcere da due anni. A Secondigliano si trovava nel padiglione SAI (Servizio Assistenza Integrata), aveva problemi cardiaci, racconta ancora Ciambriello e aveva anche avuto un ictus.
Intanto i dati regionali del contagio da Covid 19 vedono 225 positivi tra polizia penitenziaria, personale amministrativo e socio sanitario. I detenuti positivi sono 192 di cui 100 a Poggioreale, 84 a Secondigliano, 5 a Benevento, 2 a Salerno, 1 a Santa Maria Capua Vetere e infine 3 detenuti positivi al covid in presidi ospedalieri esterni, al Cardarelli, al Cotugno e all'ospedale di Benevento.
Una situazione difficile che sta già portando alle prime proteste, come racconta ancora il Garante campano:
Questa mattina ho parlato con una delegazione di detenuti positivi al Covid-19, ristretti nel padiglione Firenze del carcere di Poggioreale. Apprendo che inizieranno oggi stesso uno sciopero della fame, come segno di protesta nei confronti della gestione dell’emergenza che stanno vivendo. Richiedono maggior durata delle videochiamate con i propri familiari, e maggior dignità negli spazi detentivi che ospitano 6, 8 in alcuni casi 9 persone entro pochi metri quadrati, favorendo la promiscuità e la precarietà delle condizioni igieniche. Hanno ragione! Bisogna mettere in campo straordinari interventi di riqualifica.
Con instancabile perseveranza ricordo i 12 milioni di euro destinati al carcere di Poggioreale da utilizzare per la ristrutturazione di questi ambienti. Ho avvertito oggi in queste persone un surplus di sofferenza, legato all’indignazione della condizione detentiva, e alla paura della positività al temuto virus.È necessario applicare misure alternative alla detenzione in questi luoghi, fosse solo per momenti contingentati, affinché la dignità umana e il diritto alla salute possano essere salvaguardati.