Zona rossa a Napoli, scuole chiuse: come De Luca sta prendendo le decisioni sulla Campania
Un breve preambolo di giorni intensi: il 15 ottobre la Campania ha chiuso le scuole, venerdì 23 Vincenzo De Luca ha annunciato il "lockdown generale": la sera stessa è scattato il coprifuoco in regione e con esso violente proteste di piazza. Il giorno dopo la Regione Campania si è dovuta rimangiare il lockdown, ipotizzando una zona rossa nella provincia di Napoli; sulle scuole chiuse ha poi fatto dietrofront sulle materne e ora vorrebbe farlo anche sulle scuole elementari, almeno per prima e seconda classe.
Questo guazzabuglio, questa isteria amplificata dagli annunci via social network, unico mezzo con il quale Vincenzo De Luca sta comunicando con la cittadinanza, va di pari passo con la rete di rapporti col governo tenuti da Palazzo Santa Lucia. Una rete in verità sempre più piena di buchi: a Palazzo Chigi il De Luca sferzante e rabbioso non piace più. E non piace nemmeno al Quirinale: la raccomandazione del Presidente Sergio Mattarella a collaborare senza litigare non ha nemmeno sfiorato il governatore campano che invece se la prende un po' con tutti.
La situazione Covid in Campania oggi è quella che tutti conosciamo: ci sono migliaia di contagi al giorno, 20mila persone in isolamento fiduciario obbligatorio, la curva degli infetti è esponenziale e soprattutto nella provincia di Napoli il quadro è sconfortante e c'è carenza dei posti letto.
Quando De Luca ha chiuso le scuole sapeva di far infuriare l'asse formato su quest'argomento dal premier Giuseppe Conte e dalla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina. Pensava pure di avere la sicurezza che di lì a poco il governo avrebbe seguito la sua decisione. Pensava di passare anche stavolta come il politico "che anticipa le decisioni nazionali".
De Luca è convinto di essere l'Ohio della gestione Covid in Italia («dove va l'Ohio, va il Paese» si dice parlando delle elezioni Usa). La routine delle sue decisioni prevede, a quanto spiegano a Fanpage.it, interlocuzione soprattutto con il ministro della Salute Roberto Speranza. Di non poco conto è anche l'interlocuzione col ministro Francesco Boccia, Affari Regionali. Non dimentichiamo infine che il napoletano Pd Massimo Paolucci è oggi vice commissario nazionale per l’emergenza Covid-19, braccio destro di Domenico Arcuri in qualità di Global advisor.
È in questi rapporti, in questa triangolazione di informazioni creata in questa fase, che il Nostro ha messo a segno molti colpi in tema di anticipazione regionale di provvedimenti nazionali. Oggi però il giochino non funziona più: Conte e parte del governo di area M5S su alcuni temi hanno messo alt e il presidente della Regione Campania si è trovato, per così dire «scoperto a sinistra».
Arriviamo a queste ultime ore: la zona rossa in provincia di Napoli si fa o no? È una decisione delicatissima che ha mille ricaschi, di ordine pubblico, di natura socio economica, di impatto psicologico e morale sulla popolazione. Zona rossa significa bloccare gli spostamenti in un agglomerato urbano così denso che cambiare comune – pensate all'area a Nord di Napoli – a volte significa semplicemente attraversare una strada. Sulla zona rossa De Luca ha sentito il ministero della Salute?
Altro caso. Ieri, 27 ottobre, Walter Ricciardi, presidente di un osservatorio Salute, consulente del ministro Speranza, molto presente in tv e sui giornali, dice che secondo lui «c'è bisogno di un lockdown a Napoli e a Milano». Oggi alcuni giornali pigiano tantissimo su questa ipotesi. Ma c'è una ordinanza? No. C'è una interlocuzione con le parti sociali ? No. C'è un rapporto delle autorità sanitarie di competenza? No: il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, uno che ha voce operativa in capitolo e non solo sui giornali, dice «il lockdown? Sì ma è una extrema ratio, un'arma finale».
Ci troviamo davanti alla stessa questione: la posizione di Ricciardi su Napoli è quella del ministero della Salute? Se lo chiedono perfino due sindaci che sul Covid non hanno mostrato in questi mesi grande prontezza di riflessi, il sindaco di Milano, Beppe Sala, e quello di Napoli, Luigi de Magistris, che oggi hanno fatto recapitare una missiva a Roberto Speranza, per chiedere chiarimenti sulle affermazioni fatte dal consulente del ministero:
Stamattina ci siamo sentiti con il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, perché ieri il consulente del ministero della Salute, il professor Ricciardi, ha evocato un lockdown a Napoli e Milano. Abbiamo scritto al ministro per chiedergli se quella è un'opinione del suo consulente o è un'opinione del ministero e, nel caso fosse un'opinione del ministero, se è basata su dati e informazioni che il ministero ha e noi non abbiamo.