Così la camorra a Napoli organizza i falsi sinistri per le truffe alle assicurazioni
Napoli è una delle città in Italia in cui si paga di più per assicurare il proprio veicolo, auto o moto che sia, per la responsabilità civile. Il motivo è semplice: le compagnie assicurative ritengono che qui vi siano maggiori fattori di rischio e alzano il costo della polizza. Non che i napoletani siano più spericolati o distratti alla guida: semplicemente qui ci sono più furti d'auto e soprattutto vi sono più falsi incidenti inscenati per intascare il rimborso assicurativo.
Nel corso degli anni ci sono state molte proteste: quelle degli utenti attraverso le associazioni dei consumatori e anche a livello parlamentare ci sono state iniziative di deputati e senatori napoletani per segnalare la questione che – denunciano molti – è diventata una speculazione ai danni degli automobilisti e dei motociclisti onesti, vessati a causa degli imbrogli fatti da un piccolo nucleo di disonesti.
I dati sono eloquenti: l'istituto di vigilanza sul sistema assicurativo italiano, Ivass, nell'ottobre 2023 ha annotato che in Italia il prezzo medio dell'assicurazione auto è di 388 euro, in aumento del 7,9% su base annua in termini nominali. A Napoli il premio medio è 555,909 euro, con una variazione del premio medio su base annua che segna un +4,60%. Tanto per dare un termine di paragone: il differenziale di premio tra Napoli e Aosta è di 239 euro.
C'è chi specula? Sicuramente. Ma c'è anche chi truffa, eccome. C'è il modo per scoprire le truffe? La scatola nera e la dashcam a bordo dei veicoli aiuta non poco. Ma quando le truffe sono sofisticate e si avvalgono anche di "aiuti" insospettabili come si fa? Prendiamo l'inchiesta sulle infiltrazioni camorristiche di giugno 2024 a Napoli, quella che per la seconda volta nel giro di 5 anni ha scoperchiato un sistema mafioso all'interno dell'ospedale San Giovanni Bosco, letteralmente controllato dal clan Contini, una delle famiglie di camorra storiche e più potenti di Napoli, parte della cosiddetta Alleanza di Secondigliano.
In questa indagine molte pagine di rivelazioni di collaboratori di giustizia riguardano i sistemi che il clan aveva ideato – in combutta con medici evidentemente compiacenti e di officine meccaniche, secondo i racconti dei pentiti – per truffare le compagnie assicurative, aggravando incidenti o inventandoli di sana pianta.
Il clan si era procurato fogli d'accesso in bianco dal Pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. Perché? Lo spiega il pentito De Rosa: «nel caso in cui avessimo avuto necessità di far apparire un accesso al pronto Soccorso per simulare un incidente». Dunque utilizzavano i fogli con relativo numero di protocollo, di cui avevamo disponibilità. E nel caso in cui fosse servito un referto con una data ben precisa, il clan controllava «chi era il medico di turno» e facevano compilare e firmare il referto.
Poi c'è il furto di radiografie: «Si prendono le radiografie di una persona che non sta bene, che ha qualche osso rotto». E le lastre vengono evidentemente usate, dice il pentito, per aggravare o per descrivere situazioni mai esistite. Ma il clan Contini aveva personale compiacente anche nelle officine: «C'è un soggetto – spiega il pentito nell'ordinanza di custodia cautelare – che come secondo lavoro fa il carrozziere privatamente e si presta anche per l ‘organizzazione dei falsi sinistri, intervenendo sulle autovettura per far risultare danni compatibili alla dinamica del sinistro da noi inventata. Questa soggetto ci procurava anche i preventivi necessari per le richieste di risarcimento danni».
I risultati? Soldi facili nelle casse degli affiliati al clan di camorra e un danno lento ma inesorabile per i napoletani: il fattore di rischio che inevitabilmente ricade come un macigno su tutta la città e le compagnie assicurative che evitano di assicurare auto e moto a Napoli e quando lo fanno sparano richieste assurde se paragonate al resto d'Italia.