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Cosa succede ora a De Luca col commissariamento del Pd in Campania

Non è la prima volta che il Partito Democratico in Campania finisce sotto commissariamento. Ma stavolta è cruciale: in questi anni si decideranno assetti e candidature fino al 2026.
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Non è la prima volta che Vincenzo De Luca è trattato come il ‘vecchio da mettere in soffitta'. L'ultima risale ai mesi immediatamente precedenti la pandemia di Covid-19. Da più parti l'opinione comune era quella di dover candidare qualcun altro in Campania alle elezioni Regionali. La pandemia, i lockdown, le folkloristiche ma al tempo stesso drammatiche dirette video social di don Vincenzo ne fecero non solo un personaggio, un meme vivente, ma anche l'unico politico campano cui fare riferimento.

La storia è nota: De Luca stravinse le elezioni e iniziò la sua seconda legislatura regionale. Correva l'anno 2020. Le prossime Regionali in Campania ci saranno nel 2025, De Luca sarà un 75enne con due mandati regionali alle spalle e una carriera politica iniziata a vent'anni, quindi con oltre mezzo secolo passato fra incarichi di partito, ruoli elettivi (sindaco, deputato, presidente di Regione) e incarichi di governo. Nonostante ciò egli non demorde: vuole correre per il terzo mandato anche se ad oggi non è consentito. Per questo in Consiglio regionale c'è un progetto di modifica della legge elettorale che consentirebbe una candidatura-ter.

Nel frattempo il mondo – se si esclude la giunta regionale  di De Luca –  è cambiato. La pandemia non fa più paura come nel 2020 e i video settimanali di De Luca sono materiale per gli autori di Maurizio Crozza ma non più oggetto di discussione e dibattito come due-tre anni fa. Sul fronte regionale c'è un enorme problema – non è l'unico ma è il più evidente – rappresentato dalla qualità dell'assistenza sanitaria ospedaliera, problematica, lenta e insufficiente e il rapporto pubblico-privato per le prestazioni sanitarie ormai quasi tutte a pagamento anche per coloro che non hanno risorse sufficienti per permetterselo.

De Luca vuole ricandidarsi, dunque. Per farlo avrebbe bisogno del via libera della coalizione o quanto meno del suo partito di riferimento, il Partito Democratico. Ma anche lì è cambiato tutto: via Enrico Letta, alle primarie ha vinto Elly Schlein, espressione di un'area del Pd che non vede di buon occhio la terza replica dello stesso spettacolo.

In particolare la più ostica è quell'area che ha come riferimento Andrea Orlando, ex ministro ligure che conosce bene il "caso Campania". Orlando nel 2011 fu il commissario spedito a Napoli per ricomporre i cocci del disastrato partito uscito dall'era bassoliniana. Oggi quell'area esprime Marco Sarracino, uno dei deputati più influenti nell'area metropolitana di Napoli, segretario provinciale uscente che non è certo tra i sostenitori del De Luca-ter.

De Luca alle primarie aveva sostenuto il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Ha incassato una pesante sconfitta a Napoli, dove una inchiesta di Fanpage.it ha mostrato le ormai "solite" anomalie nella gestione delle primarie. Da allora qualcosa ha iniziato a muoversi nella pancia del partito vesuviano e l'atteggiamento nei confronti del presidente della Regione Campania, temuto anche dai suoi fedelissimi, è mutato, la nuova segreteria ha detto chiaramente di voler lottare contro «la Campania dei cacicchi e dei capi-bastone».

Bonaccini e Schlein
Bonaccini e Schlein

Qualche giorno fa, in una votazione cui ha dato parere favorevole anche l'area Bonaccini, è stato deciso il nuovo commissariamento del Partito Democratico in Campania. Non è la prima volta, ma oggi è più importante perché si decidono i futuri assetti che porteranno a candidature e ricandidature a elezioni Amministrative, Europee e Regionali fino al 2026.

A gestire il fascicolo Pd Campania c'è Antonio Misiani, parlamentare con una esperienza nel settore Finanza pubblica. Misiani inizierà parlando proprio con De Luca e col sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.

Oggi Misiani, interpellato sulla Campania, spiega il suo programma d'azione:

Incontrerò De Luca, incontrerò il sindaco di Napoli, incontrerò i dirigenti e i militanti del Pd.
Io parlo con tutti. Poi è chiaro che c'è un mandato preciso che mi è stato attribuito da Elly Schlein: è quello di intervenire in una situazione in cui durante il congresso si erano verificate cose non accettabili.
Questo è il tema. A partire dalle vicende del tesseramento di Caserta che sono finite sui giornali e nei tribunali.

Infatti l'altra grana è Caserta, dove le tessere nate dal nulla nel giro di pochi giorni prima del congresso Pd hanno portato al blocco delle primarie in Terra di Lavoro. Lì a dirimere la matassa la leader Dem Schlein ha inviato la ex segretaria nazionale Cgil, Susanna Camusso.

Tutti ora si chiedono cosa farà Vincenzo De Luca. Come reagirà a queste due mosse chiaramente ostili allo status quo campano? La strada del sarcasmo, della battuta iperbolica e della stilettata al vetriolo un po' De Luca l'ha provata, definendo «arte povera» l'attuale assetto del Pd, paragonato ai suoi tempi in «cui c'erano Nilde Iotti, Giorgio Amendola ed Enrico Berlinguer».
Il messaggio è arrivato, la risposta è stata il doppio commissariamento e De Luca ha incassato.

Oggi i problemi dell'ex sindaco di Salerno sono quello di riconfermare la sua persona ad un terzo mandato – ipotesi al momento molto poco probabile – ma anche spingere affinché il figlio, Piero De Luca, venga confermato come vice-capogruppo alla Camera dei Deputati.

Col partito commissariato egli avrà sicuramente meno spazio di manovra per favorire la sua riproposizione nel 2025. Occorrerà capire anche come quest'azione commissariale si riverbererà sul comportamento del gruppo consiliare Pd in Regione e nell'azione di giunta, dove ‘o governatore non ha mai fatto rimpasti tenendo un esecutivo blindato. Blindato come il suo feudo, la città di Salerno: lì un altro suo fedelissimo, Vincenzo Napoli, guida la città dal 2016 ed è al secondo mandato.  Potrebbe essere forse questo un possibile ‘futuro' per De Luca? Un ritorno nella sua Salerno nel 2026?

De Luca e Manfredi
De Luca e Manfredi

Dice il sindaco di Napoli Manfredi rispetto alla prospettiva di costruire di nuovo un "campo largo" in vista delle Regionali 2025: «Le elezioni si devono fare fra 2 anni, ci penseremo al momento giusto».In realtà nomi per il dopo-De Luca già ne circolano e da tempo. Sergio Costa, M5s, già ministro e oggi vicepresidente della Camera dei deputati; Roberto Fico che della Camera è stato presidente nella passata legislatura; lo stesso Gaetano Manfredi e, infine, Raffaele Cantone, già presidente dell'Autorità anti-corruzione, attualmente Procuratore della Repubblica a Perugia e da anni papabile (almeno sui giornali) per vari posti, da quelli di governo, alla guida della città di Napoli a quella della giunta regionale della Campania.

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