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Campi Flegrei

Cosa cambierebbe ai Campi Flegrei in caso di passaggio al livello di allerta arancione

Il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci ha paventato in più di una occasione il passaggio dell’allerta nei Campi Flegrei da gialla ad arancione. Al momento l’allerta resta gialla, ma nel caso si dovesse innalzare ci sarebbero conseguenze logistiche per l’allontanamento degli abitanti e l’evacuazione di ospedali, Rsa e carceri, ma anche conseguenze dal punto di vista economico e sociale.
A cura di Valerio Papadia
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Il bradisismo e i Campi Flegrei convivono da centinaia di anni, ma negli ultimi mesi il fenomeno si è intensificato, facendo registrare nell'area della caldera del supervulcano numerose scosse, tra cui una di magnitudo 4.2, la più intensa degli ultimi 39 anni. Alla luce dell'intensificarsi del fenomeno, sia per far fronte al rischio sismico sia a quello vulcanico, il Governo ha varato il Decreto Campi Flegrei, che predispone misure urgenti per far fronte a una eventuale evoluzione negativa della situazione. Negli ultimi giorni, però, hanno fatto discutere le parole del ministro della Protezione Civile Nello Musumeci, che ha paventato un imminente passaggio dell'allerta nei Campi Flegrei dall'attuale livello giallo a quello arancione.

Le evidenze scientifiche derivanti dal costante monitoraggio dell'Osservatorio Vesuviano dell'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e le valutazioni della Commissione Grandi Rischi non hanno però sottolineato criticità tali da giustificare un innalzamento del livello di allerta, che rimane dunque giallo, come confermato dallo stesso ministro Musumeci. Resta però la necessità di identificare, all'interno della zona rossa dei Campi Flegrei, una zona di rischio bradisismico di pre-allerta, la zona arancione appunto, che scatterebbe in caso di un'evoluzione significativa del fenomeno: l'allerta arancione comporterebbe conseguenze logistiche per l'allontanamento della popolazione e l'evacuazione di ospedali e Rsa, nonché conseguenze dal punto di vista economico e sociale.

Cosa succede ai Campi Flegrei se si passa all'allerta arancione

La mappa dei Campi Flegrei, con la zona rossa e quella gialla
La mappa dei Campi Flegrei, con la zona rossa e quella gialla

Come detto, la zona arancione è uno stato di pre-allerta, dettato dalla necessità di organizzare un'eventuale evacuazione della zona rossa e garantire l'incolumità della popolazione. Nella zona rossa dei Campi Flegrei, che comprende i Comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, parte dei Comuni di Giugliano e Marano, oltre ai quartieri della cintura occidentale di Napoli (Fuorigrotta, Bagnoli, Pianura e Soccavo, oltre a parte di Posillipo) vivono circa 500mila persone: in caso di passaggio all'allerta arancione, non si parlerebbe di vera e propria evacuazione della popolazione, ma l'allontanamento sarebbe volontario.

L'allerta arancione presuppone, invece, l'evacuazione di ospedali, carceri e Rsa. Inoltre, gli ingressi nella caldera dei Campi Flegrei verrebbero bloccati: questo costituirebbe un grosso danno al tessuto economico e sociale dell'area, dal momento che bloccherebbe di netto i flussi turistici, provocando conseguenze alle numerose attività commerciali del territorio.

Il trasferimento della popolazione e l'evacuazione di ospedali, Rsa e carceri

L'aspetto logistico di un eventuale innalzamento dell'allerta nei Campi Flegrei è complesso. Come già detto in precedenza, le circa 500mila persone che vivono nella zona rossa, in caso di allerta arancione, non sarebbero costrette a una vera e propria evacuazione delle proprie abitazioni, ma l'allontanamento dall'area avverrebbe su base volontaria: chi dovesse ritenerlo opportuno, potrà decidere autonomamente di allontanarsi dalla zona rossa.

Discorso diverso riguarda ospedali, Rsa e carceri: anche in caso di allerta arancione, dunque di una fase di pre-allarme, queste strutture andrebbero evacuate. Si tratta dell'ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, del San Giuliano di Giugliano e degli ospedali napoletani San Paolo a Fuorigrotta e Fatebenefratelli a Posillipo. Inoltre, andrebbero evacuate cinque Rsa e sei case di cura private. Infine, l'evacuazione riguarderebbe anche il carcere minorile di Nisida e il carcere femminile di Pozzuoli.

Le conseguenze economiche e sociali

Accanto alla questione logistica, ci sarebbero poi da affrontare le conseguenze economiche e sociali dell'allerta arancione. Uno dei problemi è sicuramente legato agli abitanti che dovessero decidere di lasciare le proprie abitazioni, a cui dovrebbe essere garantito un aiuto economico temporaneo: in questo senso, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, la scorsa settimana, in occasione di un incontro di Governo sul tema Campi Flegrei, aveva anticipato che il contributo si aggirerebbe intorno ai 350 euro.

Un altro fronte del discorso economico riguarda invece commercianti, ristoratori e altri esercenti, tutti coloro che vivono anche o soprattutto grazie al turismo nei Campi Flegrei. Come anticipato, gli ingressi nell'area, in caso di allerta arancione, verrebbero bloccati, con una drastica diminuzione dei flussi di turistici, e quindi di denaro, per le attività commerciali. In questo senso, non ci sono ancora indicazioni precise sugli aiuti economici previsti.

Il dibattito politico

I piani di emergenza per i Campi Flegrei hanno inevitabilmente sollevato un dibattito politico, alimentato soprattutto dalle parole del ministro Musumeci riguardo un possibile passaggio all'allerta arancione. Il sindaco di Bacoli Josi Gerardo Della Ragione, intervistato da Fanpage.it, ha dichiarato: "Quanto detto da Musumeci non è supportato da evidenze scientifiche e non è stato riscontrato da Ingv e Osservatorio Vesuviano, che monitorano costantemente i Campi Flegrei".

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