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Coronavirus, l’infettivologo: “Gli asintomatici sono contagiosi. E il virus non è diventato più buono”

Alessandro Perrella, infettivologo dell’ospedale Cotugno ed esperto della task force Anti-Covid19 della Regione: “In questa seconda fase del Coronavirus moltissimi asintomatici tra i 18 e i 40 anni. Ma stiamo rilevando che sono contagiosi e potrebbero veicolare l’infezione su fasce di pazienti fragili, come anziani o persone con patologie croniche. Il virus non è diventato più buono e la fase di oggi è prodromica alla possibile ondata in autunno che è quella che ci preoccupa di più”.
Intervista a Dott. Alessandro Perrella
Infettivologo dell'ospedale Cotugno di Napoli e membro della task force Anti-Covid19 della Campania
A cura di Pierluigi Frattasi
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“In questa seconda fase del Coronavirus moltissimi asintomatici tra i 18 e i 40 anni. Ma guai ad abbassare la guardia: stiamo rilevando che sono contagiosi e potrebbero veicolare l'infezione su fasce di pazienti fragili, come anziani o persone con patologie croniche, che poi potrebbero presentare sintomi tanto gravi da richiedere il ricovero. Per questo dobbiamo contenere i contagi anche degli asintomatici. Il virus non è diventato più buono e la fase di oggi è prodromica alla possibile ondata autunnale che è quella che ci preoccupa di più”.

Lo spiega  Alessandro Perrella, medico infettivologo dell'ospedale Cotugno di Napoli e tra gli esperti della task force anti-Covid19 della Regione, a Fanpage.it. In Campania gli ultimi dati segnalano un aumento costante dei contagi cominciato a metà luglio. Nelle ultime 24 ore ci sono stati 138 nuovi positivi al Coronavirus, di cui 133 asintomatici. Molti giovani di rientro dall'estero.

Dottore, come si spiega questo pesante aumento dei positivi asintomatici?

“Il virus si è adattato all'organismo ospite, dopo aver fatto il salto di specie. Questi asintomatici sono in prevalenza nella fascia di età compresa tra i 18 e i 40 anni. Tendenzialmente soggetti sani che non hanno storie di patologie con morbilità croniche e di conseguenza che hanno una buona capacità di rispondere all'infezione. Questo non determina una situazione di manifestazioni cliniche allarmanti, ma una sintomatologia molto più lieve. Ecco perché in questa fase vediamo molti contagi, ma poche ospedalizzazioni e un numero esiguo di persone in terapia intensiva. Ciò non vuol dire, però, che il virus è diventato più buono”.

Anche gli asintomatici possono infettare?

“Purtroppo, stiamo rilevando che la contagiosità c'è sempre. Gli asintomatici, circolando liberamente, possono mantenere sempre elevata la presenza del virus. Ecco perché stiamo mettendo in atto una serie di meccanismi che sono finalizzati a contenere anche gli asintomatici che potrebbero eventualmente veicolare l'infezione su fasce di pazienti fragili, come anziani o con patologie croniche che sono poi quelli che potrebbero presentare manifestazioni cliniche più gravi, tali da richiedere il ricovero.

Chi non ha sintomi è ovviamente più difficile da individuare. Come si fa?

“Gli asintomatici possono essere in parte arginati con il contact tracing sul territorio e dall'altro lato sono espressione di questa seconda fase che stiamo vivendo, nella quale il virus si sta diffondendo, che potrebbe essere prodromica dell'ondata autunnale, se dovessero entrare per esempio in contatto con soggetti anziani”.

Perché vi preoccupa una seconda ondata autunnale di Covid?

“L'ipotesi delle classiche patologie stagionali vede proprio in autunno il riemergere della riacutizzazione delle bronchiti croniche, altre polmoniti, come quella da mycoplasma. Tra la seconda metà di settembre e i primi di ottobre cominciano ad esserci i malanni stagionali con il cambiamento caldo freddo. Anche l'influenza può diventare un fattore di rischio aggiuntivo per le categorie fragili. Se non conteniamo gli asintomatici oggi, avere un gran numero di casi di Covid19 tra un paio di settimane potrebbe dare dei problemi di gestione.

Come state affrontando il rischio?

“Ad oggi stiamo cercando di confinare i focolai con un buon contact tracing. E un'ottima strategia territoriali e la Campania è la numero uno in questo, perché ha una forte tradizione legata all'Epatite A che ci ha aiutato nella prima ondata e ci aiuterà nella eventuale seconda”.

Quanti casi ci si può aspettare con la possibile ondata autunnale?

“Impossibile fare previsioni adesso. Lo vedremo tra qualche settimana. Ma la cosa importante è che la Campania è assolutamente attrezzata per fronteggiare qualsiasi emergenza, sia per posti letto, prestazioni, assistenza. Poi moduleremo la risposta a seconda di quello che sarà. Ma abbiamo tutti gli strumenti per rispondere a una eventuale nuova ondata. Certo, noi come regione possiamo fare molto, ma la cosa fondamentale è il senso di responsabilità del cittadino. Se sono stato in posti dove posso aver avuto un rischio mi devo segnalare alle autorità competenti, non posso andare in giro”.

Come si distingueranno i sintomi Covid19 da quelli di una normale polmonite o influenza?

“Con la diagnostica molecolare che facciamo già nei Pronto Soccorsi regolarmente”.

Possibile pensare a ritardare l'inizio della scuola?

“Questo lo decide il Governo centrale”.

Quando potremo avere il vaccino?

“Se in autunno dovesse partire la fase avanzata della sperimentazione, per vederlo applicato alla massa probabilmente bisognerà aspettare i primi mesi del 2021”.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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