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Cori razzisti a Bergamo, il sindaco Gori: “Che vergogna, chiedo scusa agli amici di Napoli”

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori prende le distanze dai cori razzisti dei tifosi dell’Atalanta: “Che vergogna, chiedo scusa agli amici di Napoli”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Giorgio Gori, sindaco di Bergamo.
Giorgio Gori, sindaco di Bergamo.

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori prende pubblicamente le distanze dai cori razzisti dei tifosi dell'Atalanta nel match contro il Napoli. Lo ha fatto con un tweet, nel quale ha chiesto scusa a nome personale e a nome dei bergamaschi "sani". Le polemiche di ieri, infatti, non si sono ancora attenuate e rischiano di avere dure ripercussioni del Giudice Sportivo nei confronti della tifoseria bergamasca, che già in passato era finita al centro del ciclone per esternazioni simili. Anche per questo il gesto di Gori è altamente simbolico, anche per isolare comportanti simili dal resto della cittadinanza e dei tifosi perbene, che finiscono nel calderone assieme alle minoranze estremiste.

"Che vergogna, chiedo scusa"

"Che vergogna gli insulti razzisti di alcuni tifosi dell'Atalanta oggi allo stadio", ha scritto Giorgio Gori, "I pochi che hanno urlato non ci rappresentano, ma riescono a farci fare una pessima figura. Le scuse mie e dei bergamaschi sani agli amici del Napoli", ha concluso il sindaco della città bergamasca, che l'anno prossimo sarà assieme a Brescia la Capitale Italiana della Cultura. Nessun commento invece, almeno finora, dalla società nerazzurra dell'Atalanta. Intanto, il senatore Sandro Ruotolo, assieme a Maurizio De Giovanni e Gaetano Quagliariello ha chiesto alla ministra dell'Interno Lamorgese il Daspo a vita per i responsabili.

Tifosi dell'Atalanta durante il match contro il Napoli.
Tifosi dell'Atalanta durante il match contro il Napoli.

Quando Gori partì volontario per l'Irpinia dopo il terremoto

Il legame tra i bergamaschi ed il Sud, in realtà, è molto più solido di quanto i cori da stadio lascino intendere. In Irpinia, ancora oggi, vengono ricordati ad esempio volontari che giunsero per aiutare la popolazione dopo il violento terremoto del 23 novembre 1980, ed ancora oggi vengono ricordati proprio come "i bergamaschi". Tra questi, tra l'altro, c'era lo stesso Giorgio Gori, che nel 1980 aveva 20 anni e partì volontario per l'Irpinia subito dopo il terremoto: atto che poi gli è valso nel 2011 la cittadinanza onoraria del comune avellinese di Frigento. E proprio dall'Irpinia, allo scoppio della pandemia Covid, arrivarono i primi aiuti per l'emergenza Covid, come lo stesso Gori ricordò in quei giorni.

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