Confiscata la Sonrisa, donna Imma Polese: “In pena per i nostri dipendenti, sono la nostra famiglia”
Disperati per la confisca, ma in pena anche per i loro dipendenti, oltre cento persone, che considerano come la loro famiglia. Ai microfoni del settimanale "Chi" Imma Polese, "donna Imma", proprietaria del Grand Hotel La Sonrisa, ha affidato a caldo le prime reazioni dopo aver saputo del provvedimento reso esecutivo dalla Cassazione. L'intervista, pubblicata oggi, 28 febbraio, risale allo scorso 19 febbraio, pochi minuti dopo la diffusione della notizia.
Ad oggi il destino dell'imponente struttura di Sant'Antonio Abate (Napoli) non è ancora chiaro, il sindaco Ilaria Abagnale aspetta di conoscere i tempi previsti per l'acquisizione al patrimonio comunale; di certo c'è che il "Castello delle Cerimonie" non potrà proseguire le proprie attività come ha fatto fino ad ora ed è escluso che possa essere gestito dalla famiglia Polese. Nei giorni scorsi i dipendenti erano scesi in strada per chiedere che la struttura continuasse a funzionare per preservare i loro posti di lavoro.
Imma Polese e il marito, Matteo Giordano, spiegano di voler rivolgersi alla Corte di Strasburgo e aggiungono: "Siamo in pena anche per i nostri dipendenti, che sono la nostra famiglia. Stiamo parlando di oltre cento persone che si ritroverebbero senza lavoro". Ed è proprio questo uno degli aspetti più spinosi della vicenda: la "Sonrisa" rappresenta infatti un microcosmo economico, intorno a cui ruota, oltre ai dipendenti, anche un enorme indotto. E tutto verrebbe polverizzato dalla chiusura. Dall'altro lato, la sentenza della Cassazione, ultimo capitolo di una storia cominciata nel 2011: per i magistrati sull'area è stata effettuata una lottizzazione abusiva, con abusi cominciati nel 1979, nel 2010 era arrivato il sequestro e sei anni dopo, nel 2016, la confisca, quella resa esecutiva dalla Cassazione dieci giorni fa.