Non è un lavoro che sporca a dover far schifo. Lo è, invece, un lavoro sporco. Dunque spazzini, muratori, fognatori, giardinieri non dovrebbero provare vergogna di ciò che fanno ogni giorno per portare onestamente il piatto a tavola. Dovrebbero averne coloro che rapinano, scippano spacciano, rubano ed estorcono denaro.
Ma nella città del sottosopra è possibile anche questo: vedere facce di ragazzi mortificati e intimiditi al maxi-concorso per operatore ecologico al Comune di Napoli, mentre, poco distante, il parcheggiatore abusivo, un parassita per antonomasia, conta i quattrini sottratti a coloro che in auto si sono recati a fare il concorsone.
Nella Napoli che si vanta del suo turismo, riempie B&B e appesta di frittura via Toledo c'è chi oggi ha preso una metro, lo scooter o l'auto per andare a tentare la carta «del posto fisso». Ma non con lo spirito del personaggio di Checco Zalone, bensì con lo sguardo rassegnato di Giorgio, l'architetto disoccupato in "Così parlò Bellavista".
C'è chi davvero «da quindici anni sta disoccupato» e magari li ha fatti «cinquanta concorsi, novanta domande e duecento ricorsi» come dice la Don Raffaè di Fabrizio De André. Ma siccome non per tutti c'è una eminenza che dà «conforto e lavoro» le strade sono: partire, andare via da Napoli o restare e cercare fra quello che c'è.
Addolora vedere il laureato in Giurisprudenza, ad un passo dall'esame per l'abilitazione alla professione di avvocato, tentare invece la strada della ramazza.
Lascia perplessi e preoccupati vedere laureati in Comunicazione, aspiranti o ex giornalisti che oggi abbandonano l'idea del Quarto Potere (figuriamoci gli altri tre poteri..). Immaginate l'imbarazzo di essere intervistati dai giornalisti all'uscita del concorso con la faccia di chi pensa: «Sai? Al posto tuo ci sarei voluto essere io».
E intanto la Napoli che placidamente va verso Elezioni Politiche dal risultato forse già scritto ma proiettate verso un futuro oscuro e incerto sente parlare del Reddito di cittadinanza e di una capitale del Sud i cui giovani quasi quasi si accontenterebbero della paghetta di Stato pur di non lavorare.
Ed eccoli qua, guardateli: 26.114 candidati, 1.232 dei quali laureati per 500 posti da monnezzaro. Andate a dirlo a loro, se ne avete la faccia se ne avete il coraggio.