Concessioni balneari a Napoli, andare al mare è impossibile: “Prezzi folli, cancelli e numero chiuso”
Andare in spiaggia in una città bagnata dal mare dovrebbe essere un'esercizio abbastanza semplice. Ma non a Napoli dove andare al mare è un'impresa quasi impossibile. Mentre l'Unione Europea ha avviato la procedura di infrazione nei confronti dell'Italia sulle concessioni balneari, i concessionari in Italia continuano a fare affari e ad aumentare i prezzi. Per Bruxelles le concessioni demaniali per la gestione dei servizi sulle spiagge devono essere assegnate con una gara d'appalto internazionale, in Italia invece si va avanti con le proroghe delle concessioni ultradecennali che vedono pezzi interi di costa dati in gestione ai privati per poche migliaia di euro all'anno. A Napoli il ruolo dei concessionari delle spiagge assume una posizione ancora più forte, vista la decisione del Comune di Napoli e dell'Autorità Portuale di istituire il numero chiuso sulle spiagge libere e di affidare proprio ai gestori dei lidi privati la gestione degli accessi e delle prenotazioni. Chissà se un imprenditore privato promuoverà la spiaggia libera o la sua attività balneare. Domanda retorica, in uno scenario in cui ai possessori delle concessioni balneari continuano a pagare cifre davvero irrisorie per pezzi di costa tra i più belli del mondo, come quelli di Posillipo, oppure a fare affari d'oro con le concessioni date per l'elioterapie e trasformate nella pezza d'appoggio per i grandi eventi delle discoteche di Bagnoli. Siamo andati ad indagare sulla lobby del mare, che a Napoli ha messo le mani sulle spiagge.
I costi irrisori delle concessioni e i prezzi in aumento
I dati sui canoni delle concessioni balneari sono pubblici, si possono trovare sui siti istituzionali. "Le concessioni sono date dall'autorità portuale perché il Comune di Napoli ha rinunciato alla sdemanializzazione e quindi alla gestione diretta degli arenili" ci spiega Gennaro Esposito consigliere comunale di Napoli. Costi per i privati e introiti per il pubblico sono in linea con la media nazionale, che vede però un misero incasso per le casse pubbliche a fronte di un guadagno enorme dei gestori dei lidi. "Da tutte le concessioni balneari gli enti pubblici in Italia recuperano meno di 100 milioni di euro, una cifra irrisoria – spiega Esposito – a Napoli il sistema non è da meno, con la particolarità che gran parte della costa balneabile è data in concessione ai privati e quella che resta pubblica è praticamente inaccessibile". Andiamo con ordine, per la costa balneabile del Comune di Napoli ci sono 28 concessioni balneari, di queste solo due superano i 50 mila euro all'anno, nove vedono un pagamento tra i 10 mila e i 50 mila annui e ben 17 vedono un canone annuo inferiore ai 10 mila euro. Tra questi spiccano il Bagno Elena che paga 25 mila euro all'anno per oltre 1000 metri quadrati di spiaggia data in concessione, restando sempre a Posillipo il Lido Ideal paga 8 mila euro all'anno e il vicino Bagno Sirena poco più di 5 mila. Poi ci sono i circoli privati, accessibili solo ai soci, dove si svolgono attività sportive: il Circolo Canottieri paga 17 mila euro all'anno, il Circolo Rari Nantes appena 5 mila euro annui, mentre la Lega Navale paga un canone di 7 mila euro annui. Davanti a questi costi irrisori i prezzi sono invece in continuo aumento. Difficile dire che i prezzi sono trasparenti, pochi sono i lidi con i prezzi chiari sui loro siti web e con un sistema di prenotazione online. Al Bagno Elena due lettini costano 30 euro per l'intera giornata, 40 euro se si aggiunge l'ombrellone, alle Rocce Verdi, sempre a Posillipo, due lettini costano 42 euro (con 2 euro di prevendita online), ma senza ombrellone. Per una famiglia di 4 persone una giornata al mare a Posillipo costa tra 60 e 80 euro solo tra lettini e ombrellone, senza aggiungere il parcheggio e non tenendo conto del divieto di introdurre cibo e bevande che impone di fatto l'acquisto del pranzo nei bar e nei ristoranti dei lidi privati. Accanto alle 28 concessioni sul litorale balneabile, ci sono quelle per la elioterapia che interessano il lungomare di Bagnoli. "Nel caso delle concessioni elioterapiche – spiega Esposito – si da la possibilità ai concessionari di fare attività ricreative. Ora all'intero di queste attività ricreative ci si mette di tutto, a Bagnoli queste attività ricreative si sono materializzate nelle 8-9 discoteche che affollano il lungomare che guadagnano centinaia di migliaia di euro".
Il numero chiuso sulle spiagge libere
Mentre i costi per andare al mare aumentano e le spese di concessione per i gestori dei lidi restano irrisorie, il Comune di Napoli e l'Autorità Portuale hanno deciso, da due anni a questa parte, di istituire il numero chiuso sulle spiagge libere. Attraverso delle delibere sugli accordi di collaborazione, i due enti hanno affidato però proprio ai gestori dei lidi privati la prenotazione ed il controllo degli accessi alle spiagge libere adiacenti. In questo modo si mettono i gestori dei lidi privati nella condizione di dover da un lato promuovere la loro attività commerciale e dall'altro dove garantire l'accesso al mare a costo zero. Quale sarà mai la propensione degli imprenditori privati? Anche qui la questione ci sembra retorica. Contro il numero chiuso si batte il Comitato Mare libero che sta portando avanti una campagna di lotta fatta anche di ricorsi al Tar. "Questa questione del numero chiuso ci è sempre sembrata un abuso". spiega a Fanpage.it Rosario Nasti, del Comitato Mare Libero. "Noi abbiamo fatto dei ricorsi al TAR contro il numero chiuso e li abbiamo vinti. In particolare il TAR ha chiesto al Comune ed all'Autorità Portuale di rivedere le regole, l'ultima ordinanza è del 14 agosto 2024. Per i giudici del TAR non è coerente che i gestori dei lidi privati gestiscano gli ingressi e la tutela della spiaggia libera proprio adiacente alla loro concessione". Tra le regole imposte anche la possibilità di prenotare solo per 3 persone, passata a 6 dopo la sentenza del 14 agosto 2024 e l'impedimento per i minori a poter prenotare sulle piattaforme online. Ma la cosa più singolare riguarda la mancata ottemperanza della prenotazione: "Una volta fatta la prenotazione – spiega Nasti – con tanto di documenti personali, se per una ragione qualsiasi quel giorno non ci si può presentare in spiaggia, l'algoritmo della piattaforma di impedisce di poter prenotare nuovamente il tuo posto in spiaggia per sette giorni". Dopo la sentenza del TAR il Comune di Napoli ha approvato dei nuovi accordi di collaborazione, sempre con i gestori dei lidi privati a cui viene affidata la gestione degli ingressi alla spiaggia libera, riproponendo le stesse regole di prima. A dicembre il Tribunale Amministrativo della Campania si pronuncerà nel merito del ricorso, intanto però la stagione balneare sarà conclusa e gli interessi dei privati, di fatto, resteranno intatti.
Cancelli e ostacoli per impedire l'accesso al mare
Andare al mare a Napoli dunque è un percorso ad ostacoli, spesso proprio ostacoli materiali. "Non è facile andare al mare a Napoli – ci dice Silvana Giannotta di Mare Libero – l‘accesso alla battigia fino a 5 metri dovrebbe essere garantito a tutti, anche nei tratti di mare interessati dalle concessioni, ma per arrivarci ci sono dei cancelli, questi cancelli vengono messi dagli stessi concessionari. Dovrebbero essere sempre aperti per garantire a tutti l'accesso al mare, ma in realtà sono sempre chiusi". Ed è così che il comitato ogni estate, soprattutto nei fine settimana, si reca sulle spiagge a chiedere l'apertura davanti a questi cancelli chiusi, che dovrebbero essere aperti, per reclamarne l'apertura immediata e permettere alle persone di andare in acqua. Una situazione che in una costa morfologicamente articolata come quella napoletana da vita a situazioni davvero incredibili, come la necessità di dover accedere a parchi residenziali privati per poter arrivare al mare, e trovarsi davanti custodi, portieri o vigilantes che non consentono l'accesso. "Ora con la nuova sentenza del TAR c'è l'obbligo di tenere sempre aperti i cancelli e gli ostacoli all'accesso al mare" sottolinea Giannotta. Ma resta la questione delle spiagge a cui si può accedere solo attraverso le proprietà private. Emblematico il caso di Riva Fiorita, a Marechiaro, dove la spiaggia libera si trova alle spalle di un condominio il cui accesso è limitato da una sbarra e dalla presenza di un vigilantes che non fa accedere alla "proprietà privata". Per raggiungere la spiaggia libera il Comune di Napoli aveva realizzato una passerella sui frangiflutti che avrebbe condotto le persone direttamente alla spiaggia senza passare dalla proprietà privata. Ma una mareggiata ha distrutto la passerella da ormai 3 anni ed il Comune di Napoli non l'ha mai ripristinata. Il risultato è che la spiaggia libera è di fatto di esclusivo accesso dei residenti del condominio privato, visto che per raggiungerla senza passerella si dovrebbe arrivare solo da mare, oppure attraverso una per nulla semplice passeggiata sugli scogli. A chi giova una situazione del genere? A chi giova non investire poche migliaia di euro per ripristinare una passerella e consentire a tutti l'accesso alla spiaggia libera? Resta il privilegio dei privati che risiedono nel condominio che insiste sulla spiaggia. Un privilegio qui ed un privilegio lì, un'agevolazione qua ed un'altra di là, il mare a Napoli è questione per pochi, che ci fanno guadagni importanti e che di fatto rendono le spiagge inaccessibili. "Noi per andare al mare e semplicemente per far garantire un diritto, siamo costretti a compiere azioni di lotta – commenta l'attivista di Mare Libero – se non è possibile andare al mare liberamente in questa città, evidentemente c'è l'interesse di qualcuno a favorire le lobby di concessionari".