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Com’è nato “Il Commissario Ricciardi”: lo racconta Maurizio De Giovanni

Lo scrittore e sceneggiatore napoletano Maurizio De Giovanni racconta la storia del Commissario Ricciardi: “Lo avevo scritto in vacanza, in quindici giorni, con la mia meravigliosa mamma che mi raccontava di quel tempo, unica fonte storica a mia disposizione”.
A cura di Redazione Cultura
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Foto di scena del Commissario Ricciardi
Foto di scena del Commissario Ricciardi

Maurizio De Giovanni, napoletano, classe 1958, è lo scrittore partenopeo contemporaneo più amato non solo dai lettori ( i suo libri sono tutti besteller) ma anche dalla tv. Tre esempi su tutti: I Bastardi di Pizzofalcone, Mina Settembre e Il Commissario Ricciardi sono tutte creature nate dalla sua penna e diventate acclamate serie televisive della Rai. L'ultima in ordine di tempo è la storia di Luigi Alfredo Ricciardi, commissario della polizia nella Napoli degli anni Trenta.

De Giovanni è approdato relativamente tardi al grande pubblico e non senza fatica: dirigente al Banco di Napoli, è esploso come talento letterario tradotto in tutta Europa soltanto dopo una lunga gavetta che ha attraversato anche piccole case editrici napoletane. È lui stesso a raccontare come è nato il ‘suo' commissario, l'opera che lo ha fatto conoscere.

Avevo scritto un solo romanzo, "Il senso del dolore", e lo avevo scritto per caso, sulla base di una richiesta di un'agente letteraria che aveva letto il famoso racconto vincitore del concorso su L'Europeo. Lo avevo scritto in vacanza, in quindici giorni, con la mia meravigliosa mamma che mi raccontava di quel tempo, unica fonte storica a mia disposizione. Il romanzo era stato pubblicato da una piccola casa editrice, Graus di Napoli, ed era andato benissimo (proporzionalmente, ovvio).

Una copia era stata letta da Francesco Pinto, direttore del centro di produzione Rai di Napoli, al quale, manco a dirlo, devo tutto questo casino.
Be', Francesco mi chiama e mi dice: bello, ‘sto romanzo. Voglio farlo leggere a un mio amico, editore importante: ma è edito, quindi non penso che lo pubblicherà. Tu avrai certamente il seguito, no?

Io naturalmente non avevo alcun seguito, né mai avrei pensato di scrivere ancora, alla mia età. Lo sfizio di pubblicare me l'ero tolto, avevo comprato tot copie per gli amici e i parenti, bastava così. Ma Pinto era stato così perentorio che non ebbi il coraggio di dirgli di no.

"Il secondo appuntamento col commissario Ricciardi". Siccome "Il senso del dolore", che all'epoca si chiamava "Le lacrime del pagliaccio" (titolo che è ancora secondo me migliore, ma lo penso solo io), aveva ricevuto molti complimenti per l'ambientazione invernale, decisi di ambientare questo successivo in primavera. Non avevo una storia, non avevo fonti, non avevo niente. Mi misi al portatile, a casa di mia madre, e immaginai una bella gentile primavera che danzando per le strade perfidamente illudeva che tutto fosse bello, che tutto andasse bene. E invece.

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Maurizio De Giovanni spiega cosa accadde in seguito:

Fu la prima volta che sperimentai la magia. Quell'incredibile chimica che fa muovere i personaggi nel loro ambiente per conto loro, secondo quello che gli dai da fare e secondo le caratteristiche che gli imponi ma in maniera assolutamente indipendente da te.
La primavera immaginaria mi raccontò una storia incredibile, con dei personaggi meravigliosi che io riuscii a rendere, secondo me, per non oltre il trenta per cento dell'intensità e dello spessore che avevo in testa, e nel cuore.
"Il secondo appuntamento col commissario Ricciardi", per voi.
Per me resterà per sempre "La condanna del sangue". Una delle storie più belle che Ricciardi mi abbia mai raccontato.

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