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Com’è la Napoli di oggi secondo il regista Paolo Sorrentino

Il regista premio Oscar, presentando il film “Parthenope” commenta anche la Napoli di oggi: “Autoreferenziale, resiste conservando la sua imprecisa identità”
A cura di Redazione Cultura
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Una delle domande poste più di frequente al regista napoletano Paolo Sorrentino riguarda il suo rapporto con Napoli, la città in cui è nato e vissuto fino alla giovinezza, per poi trasferirsi a Roma. La storia personale del regista premio Oscar è nota,  è stata peraltro raccontata nel film "È stata la mano di Dio": nel 1986 la famiglia di Sorrentino, residente al Vomero, fu sconvolta da un dramma. I genitori dell'allora 16enne Paolo furono vittime di un incidente domestico a Roccaraso e morirono nel colpa di una stufa, avvelenati dal monossido di carbonio. Sorrentino dopo gli anni del liceo, l'inizio degli studi alla facoltà di Economia e Commercio, decise di lavorare nel mondo del cinema. E come è magistralmente descritto nel suo penultimo film, uno degli incontri chiave fu quello col regista Antonio Capuano.

Oggi Paolo Sorrentino col nuovo film, "Parthenope", pone la città di nuovo al centro della sua narrazione. Si tratta ovviamente di un film, non di un documentario. E si muove su più livelli e in più periodi storici, dagli anni Cinquanta ai giorni nostri. La domanda su Napoli però ricorre sempre.

E stavolta il regista de "La Grande Bellezza" ha spiegato anche come ha visto la sua città nei giorni in cui  ha girato il film? «È cambiata, assediata dal turismo, merceologicamente molto modificata ma poi fondamentalmente resiste brillantemente agli arrivi dall’esterno conservando una sua identità molto imprecisa ma comunque una identità. Una città snob? Non direi, è autoreferenziale, è una sua caratteristica».

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