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Coi soldi di Sma Campania pagavano anche la musica online: indagine su 6 milioni di euro sperperati

La Guardia di Finanza ha ricostruito lo sperpero di 6 milioni di fondi pubblici; invito a dedurre per amministratori e dipendenti di Sma Campania Spa.
A cura di Nico Falco
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Un invito a dedurre è stato notificato a 9 amministratori, dirigenti e dipendenti di Sma Campania Spa, la società in house della Regione che si occupa, tra le altre cose, di prevenzione incendi, risanamento ambientale e gestione rifiuti: secondo le indagini, condotte dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, ci sarebbe stato un "sistematico sperpero di fondi pubblici", che avrebbe portato ad un danno erariale di quasi sei milioni di euro.

I fondi pubblici per lo streaming musicale

I provvedimenti, emessi dalla Corte dei Conti (procuratore regionale Antonio Giuseppone, sostituti procuratori generali Davide Vitale e Flavia Del Grosso) sono stati notificati dalle fiamme gialle; l'indagine riguarda gli anni dal 2012 al 2022.

In particolare, è emerso che le carte ricaricabili, le cosiddette "flash card", istituite per acquisti urgenti inferiori ai mille euro, venivano utilizzate per scopi che nulla avevano a che fare con le attività della Sma Campania: alcuni dei pagamenti erano stati effettuati per finalità personale e ludico/ricreative, come abbonamenti mensili a servizi di streaming musicale, e anche a notte fonda, quindi in orari non compatibili con lo svolgimento dell'attività amministrativa.

Le fiamme gialle hanno inoltre appurato che la società ha utilizzato servizi di autonoleggio e di telefonia mobile con affidamenti diretti, senza aderire alla convenzione Consip e senza svolgere gare ad evidenza pubblica, in violazione delle normative sugli appalti pubblici e, tra l'altro, spendendo di più.

L'indagine sulle promozioni e sugli stipendi

Altro aspetto è quello che riguarda promozioni e stipendi dei dipendenti. Gli avanzamenti di carriera, si legge in una nota, nella maggior parte dei casi sono stati operati con verbali di conciliazione, "senza attivare alcuna procedura selettiva e/o comparativa o meccanismi di selezione dei dipendenti meritevoli", circostanza che riguarda sia il personale delle strutture territoriali sia quello impiegato nei depuratori, "in violazione della disciplina sul reclutamento del personale e sugli avanzamenti di carriera nella pubblica amministrazione".

In tema di gestione e remunerazione, gli investigatori hanno evidenziato "concessioni, in assenza dei presupposti, di straordinarie componenti retributive denominate "superminimi"". Si tratta, si legge ancora nella nota, di aumenti di stipendio che venivano però elargiti "in mancanza di disposizioni interne aventi generale applicazione" e in assenza "di una adeguata motivazione", che avrebbe potuto essere, ad esempio, la qualità del dipendente, una maggiore onerosità delle mansioni o una più elevata capacità produttiva.

Il danno erariale, quantificato in 5.777.757,45 euro, è stato ascritto dalla Procura contabile, in alcuni casi direttamente alla responsabilità dei vertici aziendali pro tempore e, in altri, a funzionari e dipendenti. I presunti responsabili, conclude la nota della Guardia di Finanza, "potranno ora esaminare tutte le fonti di prova indicate a base della contestazione formulata, depositare le proprie deduzioni ed eventuali documenti, ovvero chiedere di essere sentiti dall’Autorità Giudiziaria contabile procedente"

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