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“Città Segrete” di Augias, Maurizio De Giovanni: “Superficiale ma non offensivo per Napoli”

Polemiche per la puntata dedicata a Napoli della trasmissione Città Segrete andata in onda su Rai 3 e condotta da Corrado Augias. Fanpage.it ha chiesto un parere a Maurizio De Giovanni, uno degli scrittori più amati anche al di fuori dei confini partenopei. Nessuna offesa, ma superficialità e stereotipi con una certezza: nessuna città può essere raccontata in sole due ore.
A cura di Gaia Martignetti
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Napoli ha nel suo destino una certezza, quella di non poter essere raccontata in sole due ore. Forse per questo il format "Città Segrete" che dopo Milano, Roma e Firenze ha dedicato una puntata proprio a Napoli continua a sollevare diverse polemiche. Troppi stereotipi o poca attenzione alla sua storia culturale tra le prime critiche mosse a Corrado Augias, che conduce il format in onda su Rai 3. Fanpage.it ha provato a chiedere a uno degli scrittori contemporanei più apprezzati della città, Maurizio De Giovanni, cosa pensasse di quanto proposto sabato 17 aprile dal servizio pubblico.

"Io comprendo le perplessità, spiega De Giovanni, d'altra parte se uno avesse visto anche le puntate precedenti si rende conto che non c'è alcuna voglia o desiderio di raccontare un luogo, o di esaurirne il racconto. E sarebbe impossibile, sarebbe già assurdo in due ore farlo. È una raccolta di episodi riguardanti periodi diversi e personaggi diversi che hanno in comune il fatto di essersi svolti all'interno di questo territorio. Se uno la guarda così io non ci ho trovato niente di offensivo, certo, retorica, luoghi comuni, superficialità, ma questo lo sappiamo bene. Molto drone, molta visione dall'alto, molta iconografia. Anche sui personaggi raccontati, quindi Maradona, Masaniello, Cutolo, la Gentileschi invece di Caravaggio che sarebbe stato un luogo comune ancora più forse superficiale. Si poteva fare molto di meglio, però non l'ho trovato un racconto offensivo di questa città. L'ho trovato uno dei racconti di questa città che si possono fare guardandola dall'esterno. Un racconto per chi non ci vive, da chi non ci vive. Avendo visto Milano, Roma, Firenze, non ne ho riportato l'impressione come se ci fosse una tesi, cioè che fosse un racconto a tesi sostanzialmente negativo. Io l'ho trovato un racconto frammentario, un po' superficiale molto iconografico, ma non irritante, non offensivo. Anche godibile guardandolo di seguito, non l'ho trovato noioso e non l'ho trovato offensivo. Superficiale, retorico sì, ma non offensivo".

Lo scrittore prosegue spiegando che, in fondo, la città è da sempre spiegata attraverso stereotipi. "Napoli è sempre raccontata dall'esterno per stereotipi, poi lo stereotipo può essere quello della camorra o quello della pizza e del mandolino, ma sempre stereotipi sono. Io trovo ridicola l'idea di poter raccontare una città come questa pretendendo di raccontarla in due ore, portarti a fare un giro sì, io ti posso portare a fare un giro in due ore. Ma pensare che tu finite quelle due ore conosca questa città è folle, ma è folle per tutte le città".

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