Ciro Palmieri, le cose ancora da sapere e capire sull’orribile omicidio in famiglia di Giffoni
La morte di Ciro Palmieri, il panettiere di Giffoni Valle Piana, ci riporta nuovamente nel campo delle geografie criminali a stampo familiare. Veri e propri sodalizi delittuosi. Ma non solo. Perché, nel caso specifico, l’azione omicidiaria è contraddistinta da condotte che in letteratura troviamo riconducibili quasi esclusivamente ai serial killer.
Vilipendi di cadavere, attività post mortem ininfluenti per la consumazione del delitto e amputazione di arti. L’aggressione mortale al panettiere, ripresa dalle telecamere di sorveglianza, sarebbe avvenuta per mano della moglie, del figlio Massimiliano e di un altro figlio quindicenne. Il tutto sarebbe avvenuto sotto gli occhi di un altro ragazzino di soli undici anni. Anche lui figlio della coppia.
Secondo quanto emerso, Palmieri sette anni fa era stato denunciato dalla moglie per il reato di maltrattamenti in famiglia. Ma siamo sicuri che questo possa essere il movente? Una certezza, però, è presente. Il figlio di undici anni, pur essendo teste vittima, potrà fornire agli inquirenti la chiave di volta per scoprire le ragioni sottese all’omicidio. E forse non soltanto lui.
Omicidio Palmieri, il possibile movente
Quando si verificano delitti di questo tipo che prevedono il coinvolgimento di più di due componenti del nucleo familiare c’è sempre un anello debole. Una persona che, pur avendo partecipato direttamente o indirettamente, ha agito perché spinto o indotto a farlo da un altro soggetto Che, invece, ne ha assunto la regia. Solo qualche tempo fa, del resto, ero stata profeta nel designare come anello debole e paventare (per prima) la confessione di Marta Ghilardini, la moglie di Beppe Pedrazzini.
In questo caso, però, i ruoli sono diversi. In tal senso, possiamo ipotizzare che i panni del regista siano verosimilmente stati assunti proprio da Monica Milite, la moglie del panettiere di Giffoni.
Così argomentando, chi può fornire un fondamentale ausilio alle indagini e raccontare agli inquirenti il perché di un omicidio così brutale, è il figlio undicenne dell’uomo. Proprio il figlio minore che, pietrificato, ha assistito alla morte del padre e al successivo smembramento del corpo.
Una testimonianza che può essere assunta ed è valida nel procedimento penale. Trattandosi di persona minore che ha subito un enorme trauma, però, è verosimile che verrà ascoltato in presenza di uno psicologo infantile.
La doppia pista: c'entrano anche i soldi?
Torniamo alla questione movente. Dalle prime risultanze investigative, Ciro Palmieri era stato denunciato sette anni fa dalla moglie per maltrattamenti. Un dato che potrebbe indurre a credere che le ragioni sottese all’omicidio siano da ricollegarsi a episodi pregressi, e forse anche contestuali, di violenza domestica. Circostanza che però non ne esclude un’altra.
Difatti, sempre ragionando in termini di casistica negli omicidi che si consumano tra le mura domestiche, il principale fattore scatenante è quello di matrice economica. Attenzione l’uno non esclude certamente l’altro.
Facciamo un passo in avanti, riflettendo sulle modalità di vilipendio ed occultamento del corpo. Sempre secondo i primi rilievi resi possibili dal recupero delle immagini delle telecamere interne di video sorveglianza, sappiamo che sul corpo di Ciro Palmieri la moglie e i due figli hanno inveito anche post mortem.
Ma non solo. Gli hanno amputato una gamba e lo hanno smembrato per occultarne il cadavere. Per poi simulare un allontanamento volontario con conseguente denuncia e appello televisivo. Queste attività, in tutta franchezza, e per esperienza, hanno poco a che fare con un omicidio consumato per ragioni connesse a dei maltrattamenti.
Mi spiego, così ipotizzando, sarebbe stato quasi fisiologico presentarsi dagli inquirenti e spiegare il perché del delitto. D’altronde, secondo quanto ricostruito, il delitto si sarebbe consumato al culmine di una lite.
Invece, abbiamo condotte successive superflue rispetto al volere la morte dell’uomo, come quelle eseguite sul corpo esanime – definite agghiaccianti e cruente dagli stessi inquirenti –, e comportamenti inequivocabilmente finalizzati a farla franca. Atteggiamenti che spingerebbero a pensare ad una natura del delitto di diverso tipo. Magari proprio economica.
Per queste motivazioni, e sono sicura che lo faranno, gli inquirenti scaveranno attentamente nei conti e nell’attività di panettiere di Ciro. Beni, possedimenti e soldi che potrebbero aver spinto i familiari a farlo fuori con modalità che appartengono ai serial killer. Per dirne una, la gamba dell’uomo è stata amputata e messa in una busta di plastica ed abbandonata accanto al corpo.
Chiaramente una questione non esclude l’altra. Ma le condotte post omicidiarie spingono a mio avviso in una direzione precisa.
I figli, l'anello debole
Ho parlato di anello debole. Nel farlo non mi riferivo solamente al figlio undicenne completamente estraneo ai fatti. Ma all’altro ragazzo di quindici anni che ha preso attivamente parte al delitto. Considerata la minore età, se messo sotto pressione, potrebbe fornire dettagli importanti e capaci di sfaldare il sodalizio criminale.