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Circondata l’ambulanza con a bordo il presunto assassino del 17enne Giuseppe Turco

L’episodio il 29 luglio, il mezzo trasportava il 20enne in carcere per l’omicidio del 17enne Giuseppe Turco a Casal di Principe (Caserta).
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Potrebbe essere stato un tentativo di evasione, quello accaduto sabato, 29 luglio, scorso all'ospedale di Aversa, in provincia di Caserta, dove un'ambulanza che trasportava un giovane detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere è stata circondata da una quindicina di persone. A denunciare l'episodio, su cui sono in corso accertamenti, è il sindacato Sappe, secondo cui il giovane potrebbe aver simulato un tentativo di suicidio e avere avvisato conoscenti perché tentassero di liberarlo una volta in ospedale.

Protagonista è il 20enne Anass Saanud, di origini marocchine, in carcere per l'omicidio di Giuseppe Turco, il 17enne ucciso a coltellate nella notte del 30 giugno scorso a Casal di Principe; la vittima sarebbe stata uccisa durante una lite nata per motivi passionali, per una ragazza che avrebbe frequentato prima il 17enne e successivamente si sarebbe legata all'assassino. Saanud, inizialmente fuggito, era stato rintracciato nelle ore successive in casa sua e nel corso dell'interrogatorio aveva ammesso le proprie responsabilità e si era detto pentito.

Racconta Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Pentenziaria:

Il giovane era scortato dal personale del nucleo operativo Traduzioni e Piantonamenti, che ha dovuto fronteggiare con professionalità e senso del dovere una emergenza che lascia molti interrogativi. La scorta si è infatti accorta che all'arrivo presso il Pronto Soccorso del presidio Sanitario aversano, l'autoambulanza veniva circondata da un folto numero di persone 10/15 che aspettavano il detenuto. A questo punto, non conoscendo le possibili conseguenze che potevano evolvere anche per una questione di sicurezza pubblica, il capo scorta della Polizia Penitenziaria, sentito il Comando, disponeva un repentino rientro in Istituto.

Tutto lascia pensare ad una simulazione di malessere del detenuto al quale era stato sufficiente dichiarare al Sanitario di aver ingerito candeggina per poter uscire dall'istituto: probabilmente veniva comunicato a parenti e amici o a male intenzionati l'uscita di quest'ultimo all'esterno a mezzo di cellulare in possesso di altri detenuti occultato illecitamente. Al riguardo ci sono accertamenti in corso.

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