Chiese tremila euro a paziente oncologica per operarla, medico condannato a 4 anni di carcere
Avrebbe chiesto tremila euro a una paziente oncologica, che avrebbe dovuto pagare quel denaro se avesse voluto farsi operare da lui, anche se l'intervento fosse stato eseguito non privatamente ma in regime di servizio sanitario nazionale. Ricostruzione che aveva portato sotto indagine, e successivamente sotto processo, il chirurgo napoletano Renato Thomas. Il professionista è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione e all'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici.
I fatti risalgono al 2018, quando il medico era dirigente della Clinica Mediterranea di Napoli. La donna, affetta da un carcinoma alla mammella, voleva essere operata direttamente da lui. E qui sarebbe arrivata la richiesta di denaro, non dovuto, da corrispondere a prescindere dal fatto che l'operazione venisse effettuata privatamente, in regime di Ssn o come intramoenia. Per il medico il sostituto procuratore Henry John Woodcock, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto una condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione.
Oggi, con la conclusione del processo, è arrivata la sentenza, pronunciata dai giudici della terza sezione penale (collegio presieduto dal giudice Sergio Aliperti): Thomas è stato ritenuto colpevole di concussione ed è stato condannato anche al risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, in favore della Clinica Mediterranea.
La replica del chirurgo: "Completamente estraneo all'accusa"
L'avvocato Paolo Cerruti, che assiste il dottor Thomas, ha diffuso una nota nella quale dichiara:
"Il dottor Renato Thomas si dichiara completamente estraneo all'accusa formulata nei suoi confronti che ha portato ad una condanna in primo grado per l'ipotesi di reato di concussione. Il dottor Thomas ed il suo team hanno sempre avuto a cuore la salute delle pazienti e possono testimoniarlo le migliaia di donne da lui visitate ed operate sempre con la massima professionalità e trasparenza e rispetto delle leggi".
E aggiunge:
"Nel merito, la richiesta del corrispettivo è stata avanzata per una prestazione privata in cui il chirurgo era stato liberamente scelto dalla paziente poi operata, come unico possibile operatore per eseguire l'intervento. Corrispettivo erogato dopo l'intervento chirurgico e per il quale è stata emessa regolare fattura. Inoltre, come emerso in fase di dibattimento durante la quale sono stati esaminati conti correnti e fatture del dott. Thomas, non emergono altri casi del genere. Va sottolineato che questa che consideriamo una ingiusta condanna fino al terzo grado di giudizio presuppone tutte le garanzie di legge e il dottor Thomas va considerato fino alla conclusione dei vari gradi di giudizio, innocente. Ogni violazione diretta e indiretta di questi principi dell'ordinamento giudiziario – conclude l'avvocato – sarà valutata per ogni azione di rivalsa e di risarcimento in sede civile e penale".