“Chi ha scuoiato vivo il gatto ad Angri rischia una pena ridicola”, l’analisi dell’avvocato-tiktoker Di Palo
Due anni e tre mesi di reclusione, al massimo: è quello che rischia chi ha scuoiato vivo Leone, il gatto trovato agonizzante ad Angri e morto dopo quattro giorni di agonia. A patto che, come precisa l'avvocato Giuseppe Di Palo, si sia realmente trattato di un episodio volontario e non di un incidente. Gli esami autoptici sul corpo del gatto sono stati effettuati ed è stata già presentata una informativa di reato presso la Procura di Nocera Inferiore, ma si dovrà attendere l'esito delle indagini per capire cosa sia effettivamente successo.
Gatto scuoiato vivo ad Angri, effettuata l'autopsia
La storia è esplosa sui social grazie alla Lega del Cane di Cava de' Tirreni, che gestisce la pagina Facebook del canile municipale della cittadina del Salernitano e che ha raccontato il ritrovamento, le cure disperate e il tragico epilogo. A soccorrere il gatto, trovato sul ciglio di una strada ad Angri il 7 dicembre, era stato il veterinario Luigi Toro, che lo aveva affidato ai colleghi dell'ambulatorio Veterinario Asl di Cava dei Tirreni. Dopo 4 giorni, il 10 dicembre, Leone, come lo avevano chiamato i medici e i volontari, è morto. L'Enpa ha presentato denuncia contro ignoti.
Fanpage.it apprende da fonti sanitarie che preferiscono restare anonime che l'autopsia non avrebbe rivelato traumi da schiacciamento né altro tipo di danni interni e avrebbe evidenziato che le lesioni apparivano precise, dando l'impressione di essere state causate da un coltello o qualcosa di simile. Elementi che, riferiscono ancora, farebbero escludere l'ipotesi di incidenti stradali, i cui esiti possono essere comunque molto simili a quelli che si vedono nelle fotografie del gatto. Su questo aspetto, però, dovrà esprimersi la Procura una volta valutati i referti.
L'avvocato-tiktoker Di Palo: "Pena fino a 27 mesi di reclusione: ridicolo"
La storia di Leone e le fotografie diffuse sui social hanno avuto un impatto enorme, e non poteva essere altrimenti visto il grado di crudeltà di cui sarebbe stato vittima il gatto se l'ipotesi dell'atto volontario venisse confermata; per domenica, 17 dicembre, è stata annunciata una fiaccolata per chiedere giustizia.
L'origine di quelle lesioni resta però, al momento, il nodo fondamentale della questione. Fanpage.it ha chiesto un parere legale su questa storia a Giuseppe Di Palo, giovane penalista del Napoletano che, già da alcuni anni, ha raggiunto notorietà sui social spiegando in "pillole" e in modo semplice nozioni giuridiche e che su TikTok conta oggi oltre 350mila follower.
Se la vicenda ha natura colposa, quindi se tutto ciò è capitato per un mero accidente, del quale un automobilista potrebbe non essersi accorto, non ci sono conseguenze sotto il profilo penale. In caso contrario, se si è trattato di atto volontario, l'articolo di riferimento è il 544 ter del codice penale, che affronta maltrattamenti e lesioni agli animali.
La pena prevista, secondo me ridicola per vicende come queste, va dai tre ai 18 mesi e una multa fino a 30mila euro. Se dall'atto di crudeltà deriva la morte dell'animale il codice prevede una specifica aggravante, con un aumento della pena fino alla metà; in questo caso il giudice potrebbe quindi arrivare ad un massimo di 27 mesi di reclusione.
Tendenzialmente per pene del genere non si va in carcere, è prevista la sospensione dell'ordine di carcerazione. Per una vicenda di questo tipo penso si possa chiedere anche l'affidamento in prova ai servizi sociali, e quindi scontare la pena facendo volontariato presso un ente concordato con l'ufficio di esecuzione penale esterna, se il Tribunale di Sorveglianza ritiene adeguata quella modalità di espiazione.