Chi era Gennaro Ramondino, il 20enne col tatuaggio di Pablo Escobar ucciso e bruciato a Pianura
Magrolino, un paio di baffetti sottili su una faccia dove la barba ancora non cresce uniforme, un tatuaggio con gli occhi di una tigre ben visibile sul collo. I video sui social, in cui si mostrava con mazzette di banconote in mano, e il numero 22 che ricorre: un codice, forse, o magari più semplicemente si riferisce alla Smorfia, il pazzo. Aveva appena venti anni, Gennaro Ramondino, il giovanissimo trovato senza vita in un terreno di contrada Pisani, a Pianura: gli hanno sparato almeno tre volte e poi hanno bruciato il suo corpo. Per nascondere le tracce, o magari, al contrario, perché venisse subito trovato. O, forse, per entrambe le cose. Le indagini sono affidate alla Squadra Mobile della Questura di Napoli (dirigente Giovanni Leuci), le ipotesi portano al riequilibrio dei clan di Pianura: "Genny" potrebbe essere l'ennesima vittima della camorra dei ragazzini del quartiere napoletano.
Riconosciuto dalle impronte digitali
Ieri mattina, domenica 1 settembre, i Vigili del Fuoco sono intervenuti in via Torre Poerio per un incendio. E, tra le sterpaglie in fiamme, hanno trovato il cadavere. Sul braccio, un tatuaggio: la foto segnaletica di Pablo Escobar. Il corpo era quasi totalmente carbonizzato, irriconoscibile. Per arrivare a un nome, diverse ore dopo, gli investigatori hanno confrontato le impronte digitali: il 20enne non aveva nessuna condanna, era sostanzialmente incensurato, ma nel suo passato c'è una identificazione per lesioni personali.
Ramondino era stato vittima di un agguato due anni fa, nel 2022, fu ferito a un ginocchio e a un braccio a Varcaturo. Residente a Fuorigrotta, il ragazzo era considerato dagli investigatori vicino alla nuova "paranza dei bambini" di Pianura. Il gruppo sarebbe stato guidato fino a poche settimane fa da Massimiliano Santagata, anche lui poco più che ventenne, arrestato agli inizi di agosto insieme a due giovani per un tentato omicidio risalente a maggio ai danni di un pregiudicato sottoposto ai domiciliari: l'agguato, hanno ricostruito gli inquirenti, era stato organizzato per difendere l'onore di Santagata da dicerie sul suo conto che la vittima avrebbe contribuito a far circolare. Non affari di camorra, ma di donne, di legami sentimentali che avrebbero minato la credibilità dell'aspirante baby boss.
Le indagini sulla camorra di Pianura
Legato agli ambienti criminali risulta anche il padre del 20enne, Salvatore Ramondino, anche lui inquadrato sponda Santagata. Almeno, fino a qualche settimana fa. Perché, dall'arresto del "baby boss", a Pianura tutto è cambiato. Sia gli equilibri interni sia le alleanze. A partire dalle defezioni, dai cambi di casacca immediati: diversi elementi ritenuti ai vertici della banda sarebbero passati con i rivali, i Carillo-Perfetto, che ora rappresenterebbero il clan più strutturato, dopo la disarticolazione dei Marsicano-Esposito e con la imminente scarcerazione di figure di primo piano.
Ma su Pianura gli interessi sono diversi. C'è anche il clan Lago, che sarebbe guidato da Antonio Lago, nipote dello storico boss Pietro "‘o Ciore", e vittima di un agguato un anno fa per il quale furono arrestati esponenti dei Marfella, legati ai Carillo-Perfetto. E c'è la possibilità di interferenze dei clan di altre aree, da Rione Traiano, da Fuorigrotta e anche dal centro storico di Napoli, interessati al controllo di un quartiere strategico per il traffico di droga. E Ramondino? Non è chiaro se abbia tentato anche lui una "ricollocazione", se al contrario abbia tentato di approfittare del momento per ritagliarsi uno spazio autonomo. L'unica cosa certa, per ora, è il modo in cui è stato ammazzato, a venti anni: tre colpi di pistola e il corpo dato alle fiamme.