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Chef nell’hotel di lusso in Francia, ma era un camorrista ricercato: come nel film con Toni Servillo

Antonio Cuozzo Nasti, latitante del clan Mallardo, preso dopo 8 anni in Francia: come nel film con “Una vita tranquilla”, si era costruito una nuova vita da chef.
A cura di Nico Falco
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Antonio Cuozzo Nasti e Toni Servillo nei panni di Antonio De Martino
Antonio Cuozzo Nasti e Toni Servillo nei panni di Antonio De Martino

Ufficio del ristorante, sera, luce soffusa di una lampada. Edoardo e Rosario Russo, titolare di un hotel/ristorante in Germania. I due si fissano, poi il ragazzo rompe il silenzio: "Io lo so, chi sei tu. Tu sei Antonio De Martino". "Antonio De Martino è morto", risponde l'altro. "È morto, eh? E pure io pensavo ch'era morto. Invece pare che se n'è scappato ‘a Germania, e s'è aperto nu bello ristorante là". Scena pregna di tensione, da "Una vita tranquilla" (2010, regia di Claudio Cupellini) in cui Francesco Di Leva, nei panni di un giovane camorrista napoletano, scopre le carte con Toni Servillo, vecchio boss che è scappato da Napoli e si è rifatto una vita con una nuova identità in Germania.

Latitante, come nel film con Servillo: era diventato chef in Costa Azzurra

Una "vita tranquilla", come quella che s'era rifatto anche Antonio Cuozzo Nasti, latitante del clan Mallardo di Giugliano, sparito dal 2014 e con 16 anni di carcere da scontare. Era diventato l'irreprensibile Nunzio Palumbo, chef del ristorante "Alberto" dell'hotel Le Touring, un 5 stelle di Saint Raphael, in Costa Azzurra, a qualche decina di chilometri da Cannes. E con ottimi risultati: sui siti specializzati le recensioni positive non mancano e pare che la specialità di questo "cuoco napoletano" fosse il polpo alla luciana.

Solo che, a differenza di Antonio De Martino/Rosario Russo, Cuozzo Nasti/Palumbo non sembrava badare troppo a tenere un basso profilo: compare anche sul sito web dell'hotel, in una foto insieme allo staff, sorriso dritto in camera e divisa d'ordinanza. Di lui, nella stessa pagina, parla entusiasta il direttore del ristorante, naturalmente inconsapevole di avere arruolato un maestro ai fornelli ma con un passato piuttosto burrascoso (e con ancora un grosso debito da scontare con la giustizia): "Volevo uno chef che lavorasse alla vecchia maniera e conosca i prodotti per fare i piatti in casa, nella pura tradizione italiana".

Come nel film, però, arriva sempre il momento di fare i conti col passato. In questo caso a far crollare il castello di carte sono stati i carabinieri della Compagnia di Giugliano, che all'alba si sono presentati alla porta del 56enne: deve rispondere di rapina, ricettazione e porto illegale di armi, con un cumulo di pena di 16 anni di reclusione. Cuozzo Nasti era da solo in casa, non ha opposto resistenza; ora è in attesa di estradizione verso l'Italia.

Da camorrista a imprenditore: Scotti preso dopo 30 anni

Di camorristi che si sono "riciclati" all'estero, talvolta tagliando del tutto i ponti col passato, gli esempi non mancano. Lavorava in un ristorante anche Pasquale Brunese, del clan De Luca – Bossa di Ponticelli, arrestato nel 2015 a Valencia: latitante all'epoca da 7 anni, e con oltre 9 anni di carcere da scontare, si era trasferito in Spagna con tutta la famiglia e faceva il cameriere in un ristorante.

Il caso più clamoroso, però, resta quello di Pasquale Scotti, ex vertice della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo: da quando evade dall'ospedale Civile di Caserta, la notte di Natale del 1984, si perdono le sue tracce. Gli investigatori lo cercano in mezzo mondo, seguono flebili tracce lasciate in Romania, Gran Bretagna, Africa e Cina. Ma di lui non c'è traccia. Addirittura c'è chi lo dà per morto, scomparso chissà dove e per sempre. Fino al maggio 2015, quando a Recife, in Brasile, viene arrestato un imprenditore che ha quote in diverse società di servizi e di ristorazione: sui documenti si chiama Francesco De Castro Visconti. In realtà finisce così, dopo trent'anni, la fuga di "Pasqualino ‘o Collier".

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