Che cos’è la ‘nziria? Nel dialetto napoletano é più di un semplice capriccio
"Tene ‘a' nziria e' suonno": chi è cresciuto a Napoli ha sentito molte volte questa curiosa espressione, tipica del dialetto napoletano. La ‘nziria infatti è qualcosa di molto particolare che solo i partenopei conoscono: un capriccio, certo, ma molto più fastidioso e lamentoso del solito e, soprattutto, senza nessun motivo. Si tratta di uno di quei termini intraducibili alla lettera senza perdere qualcosa del significato, che ha origini incerte e discusse. Ecco perché.
La ‘nziria: il dialetto napoletano e i capricci
Questa parola è molto spesso associata ai bambini, e ai loro capricci tenaci ed ostinati. Alla lettera infatti ‘nziria potrebbe tradursi molto semplicemente come "capriccio", ma così facendo si tralascerebbero molte sfumature di significato proprie di questa parola.
"Piglià ‘a' nziria" vuol dire infatti essere preda di un ostinato ed immotivato capriccio, fine a se stesso, più nella forma di un lamento gratuito che di un dispiacere vero e proprio. Ovviamente i bambini "vinciuti", ovvero quelli "che l'hanno sempre vinta", sono maestri indiscussi nell'nzidiarsi, ma anche gli adulti possono essere spesso preda di questo fastidioso stato d'animo.
È ‘nziriuso chi è notoriamente testardo e cocciuto, e molto spesso il suo atteggiamento finisce con il mettere a dura prova la pazienza altrui: purtroppo però, quando "o' ‘nziriuso piglia o' ngripp" non c'è nulla da fare.
L'origine della ‘nziria: latino o greco?
L'etimologia di questa parola non è semplice come si potrebbe pensare: l'ipotesi più prevedibile, quella che vorrebbe che la parola n'ziria derivasse dal latino "insidiae", è in realtà quella meno accreditata. Il sostantivo latino viene dal verbo "insidēre", che letteralmente vuol dire "stare seduto sopra", ovviamente nel senso figurato di restare fermi sulle proprie posizioni: ebbene questo riferimento sembra non corrispondere al senso più complesso che il termine napoletano porta con sé.
Per questo l'altra ipotesi, sempre dal latino, sembrerebbe più plausibile: quella che vede nell'unione di "in" e "ira" l'origine del termine. Letteralmente, quindi, "andare in ira", così come suggerisce anche la radice greca, altra ipotesi possibile: è possibile che prima del latino, sia il greco ad avere la soluzione, in "sun-eris", che alla lettera vuol dire "dissidio".